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Oggi è un giorno di dolore e rabbia. Un giorno di cordoglio, per noi, per tutti. Vorremmo che le istituzioni proclamassero lutto cittadino. Avevamo sperato. Per tutto il tempo siamo stati a largo Corrado Ricci, al fianco di Octav, della sua famiglia e dei suoi colleghi, in lunghe ore di apprensione e preoccupazione.
In quelle 12 ore centinaia di lavoratrici e lavoratori del soccorso pubblico hanno portato avanti intense e complesse operazioni di salvataggio, a rischio della loro stessa incolumità, con professionalità e dedizione, riuscendo a estrarre dalle macerie della Torre dei Conti l’operaio ancora in vita, ma in gravissime condizioni. A loro va tutta la nostra gratitudine. Hanno dato esempio e ricordato che il lavoro è umanità, fratellanza e solidarietà, che il lavoro deve tutelare la vita e non metterla in pericolo.
In un Paese sano, Octav, a 66 anni, non si sarebbe trovato in un cantiere a svolgere mansioni gravose, intense e pericolose per guadagnarsi da vivere. Tutto questo deve cambiare. Attenderemo che siano accertate le dinamiche e le responsabilità sul crollo e sulla morte di Octav, ma non siamo disposti ad aspettare altro tempo per un’azione importante che rafforzi e garantisca le misure a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Non solo perché quello di largo Corrado Ricci è un cantiere pubblico, finanziato con importanti fondi del Pnrr e all’interno di un bene storico, in cui gli standard sarebbero dovuti essere elevati, ma perché, mentre gli occhi dell’Italia e del mondo erano puntati sui Fori Imperiali, in un solo giorno sono morte altre quattro persone sul lavoro.
Franco Gallittu, di 51 anni, a Sassari, travolto da un trattore; Ancara Prakash, di 31 anni, caduto da dieci metri in un cantiere nel Bresciano; Tarcisio Valci, di 56 anni, caduto dal cassone di un camion in Val Formazza; Marco Iazzetta, operaio edile di 63 anni, morto dopo quasi due mesi di agonia a seguito di un grave infortunio in un cantiere ad Acerra. Per Octav e per tutti loro continueremo a lottare affinché il lavoro non sia più causa di dolore e sofferenza.
























