Matteo Roccasalva lavora alla Portovesme srl, nel polo industriale del Sulcis Iglesiente. “Dal 2012 sono operaio qui – racconta – ma dal 2021 la fabbrica non produce più zinco, piombo e derivati. I costi energetici altissimi e l’assenza di risposte del governo ci hanno costretti a fermarci”.

L’impianto era l’unico in Italia capace di trattare i fumi delle acciaierie e di ricavare zinco da quei residui: una funzione strategica per l’intera filiera industriale.

Prima della crisi energetica, lo stabilimento occupava oltre 1.200 persone. Oggi ne restano circa 300. “Ridurre la produzione a un terzo significa condannare il territorio alla fame – dice Roccasalva –. Nel Sulcis ogni chiusura industriale pesa su una comunità già ferita da quindici anni di crisi”.

La Portovesme, definita strategica sulla carta, non ha mai avuto tariffe energetiche compatibili con quelle europee. “Non servono etichette ma politiche – aggiunge –. Senza energia accessibile non c’è futuro per nessuna industria”.