La contrattazione è la ragion d’essere del sindacato. Il terreno su cui si misura la sua capacità di incidere non solo sulle condizioni di lavoro delle persone, ma anche sul modello di sviluppo economico e sociale di un paese. Così Maurizio Landini a Bologna ha esordito nelle sue conclusioni all’assemblea nazionale della Cgil che ha riunito dirigenti sindacali e delegati per discutere, appunto, delle sfide che spettano alla contrattazione in un contesto economico e politico non facile. 

“Il nostro obiettivo – ha scandito – non è solo quello di discutere, ma di darci obiettivi comuni che, nel rispetto della specificità e dell’autonomia delle singole categorie, portino a delle rivendicazioni che vanno nella stessa direzione”. Questo vuol dire, ha sottolineato, “avere un coordinamento delle politiche contrattuali”. Poi è chiaro che i rapporti di forza “non sono sempre gli stessi, ma bisogna darci dei vincoli comuni”.

Un diverso modello di sviluppo

Tutto questo in un momento difficile, “in cui non tutti nel governo e nelle controparti pensano che la contrattazione e il contratto nazionale debbano essere uno strumento che va valorizzato”. “Noi, invece – ha detto Landini – con il contratto nazionale vogliamo esercitare il nostro ruolo, che non è solo difendere e migliorare condizioni di lavoro e salariali, ma anche incidere su un modello di sviluppo sbagliato che ci ha portato nelle condizioni di difficoltà in cui siamo e con livelli salariali così bassi”.

E questo, ovviamente, si collega al tema della partecipazione: “Dobbiamo aumentare il livello di coinvolgimento delle persone che rappresentiamo”. Quindi ”la difesa di un modello sindacale con al centro la contrattazione collettiva ha come presupposto una pratica democratica di costruzione delle richieste e della gestione delle vertenze che si costruiscono insieme alle persone che vogliamo rappresentare".

Troppa precarietà

Non è facile, in un mondo del lavoro in cui proliferano precarietà e moltiplicazione degli appalti, ma “la consultazione straordinaria che stiamo facendo sulle nostre proposte e richieste al governo e la costruzione insieme a tantissime associazioni della manifestazione del 7 ottobre, va in questa direzione. E vuol dire fare in modo che nessuno si senta solo ad affrontare i propri problemi in azienda". E sia chiaro, ha ribadito: “Se noi diciamo che c’è un'emergenza salariale e che i ccnl devono difendere il potere d'acquisto dei salari, questo vuol dire che non possiamo non chiedere aumenti adeguati. Se non lo facciamo vuol dire che accettiamo la riduzione dell’importanza del contratto nazionale di lavoro”.

Ovviamente alla contrattazione, che resta centrale, serve anche un sostegno normativo e il riferimento del segretario generale della Cgil va alla necessità “di una legge sulla rappresentanza e sul salario orario minimo”.

Costruire alleanze

La direzione che sta prendendo il governo, come si capisce dai provvedimenti che sta licenziando e da ciò che trapela dalla legge di Finanziaria, non va nella giusta direzione. “Per noi dunque – ha osservato Landini – il tema è come ci inseriamo in questa offensiva e come, forti del consenso delle persone, possiamo costruire alleanze per indicare un modello sociale diverso che rimetta al centro lavoro e persone”.

Per questo occorre individuare come riconoscere diritti alle lavoratori e alle lavoratrici: che siano subordinati, autonomi o partite Iva. E, per il segretario della Cgil, anche in questo caso torna la centralità della contrattazione e del Ccnl. “Non possiamo rivendicare solo un nuovo statuto, dobbiamo ragionare e operare affinché all’interno del contratto collettivo nazionale di lavoro tutti e tutte abbiano gli stessi diritti e le stesse tutele”. Ovviamente non sarà un percorso facile, per questo è necessario un confronto sia con Cisl e Uil che con le controparti, “ma è lì che occorre arrivare”.

Nel ragionamento del segretario non poteva non trovare poi spazio il tema della sicurezza. “Ciò che è accaduto a Brandizzo segna un punto di non ritorno. L’errore umano sarà la magistratura ad accertarlo, ma la questione vera è che tutto il sistema delle manutenzioni va cambiato”. C’è un nesso chiaro tra precarietà, e quindi appalti e sub appalti, logica del maggior profitto e mancanza di sicurezza. È questo nesso e questa logica che va invertita. E la vertenza sulla sicurezza non può essere limitata al governo ma deve essere attuata in ogni luogo di lavoro.

Basta esternalizzare

Così come va ingaggiata una vertenza contro le esternalizzazioni. Nelle manutenzioni – assurdo che Rfi ceda i lavori sulla rete a soggetti esterni – ma anche nei servizi pubblici. È impensabile non sapere se quel medico di pronto soccorso a cui ci si rivolge è dipendente del servizio sanitario nazionale, di una cooperativa o lavora a gettone, ignorando di conseguenza quante ore di lavoro ha sulle spalle. 

“Combattere le esternalizzazioni riguarda la qualità e la dignità del lavoro, ma anche la qualità e la dignità del servizio pubblico”. E mobilitarsi per rendere disponibili su tutto il territorio i servizi pubblici alla persona, significa anche porsi il problema proprio dal punto di vista della contrattazione, come ragionare nel rinnovo dei contratti collettivi di sanità integrativa, di welfare aziendali e di benefit.

Verso il 7 ottobre

Le settimane che la Cgil ha di fronte, quelle che la porteranno a riempire il 7 ottobre – insieme ad oltre 100 associazioni – piazza San Giovanni saranno al centro di una sfida sindacale e democratica. “Discutere di questi temi nelle assemblee – aggiunge il leader di corso d'Italia – significa tornare a occuparsi delle condizioni di tutti quelli che rappresentiamo, chiedere loro se sono d’accordo con la nostra piattaforma, se sostengo la mobilitazione così da avere più forza nel confronto con il governo”.

Il confronto col governo

Sul confronto con il governo si concentra la parte finale dell’intervento segretario che rileva come i ritardi e i tagli al Pnrr rischiano di mettere in difficoltà l’Italia in Europa. E presto si saprà, visti i tempi di presentazione della Nadef e della manovra di bilancio, quante delle indicazioni dei sindacati saranno prese in considerazione. Per questo è importante non giocare solo in difesa ma “provare a determinare l’agenda della discussione”.

Infine il rapporto tra contrattazione e legislazione. Le leggi in materia di lavoro nel corso degli ultimi decenni sono nettamente peggiorate. Nella storia della Cgil c’è sia la presentazione di leggi di iniziativa popolare che la raccolta di firme su referendum abrogativi di norme che andavano contro il lavoro: sono quindi strumenti che si può tornare a utilizzare.

“Penso – ha concluso Landini - che mai come adesso dobbiamo essere i soggetti che fanno della democrazia e della partecipazione lo strumento di ricostruzione di un'unità sociale e lo strumento per costruire un'alternativa vera alle politiche che in questi anni si sono affermate. Questo è anche il modo per poter rafforzare la nostra azione contrattuale”.