Davvero non si era mai visto che la notte del 31 dicembre alle 22, via mail, venissero sospesi da lavoro e stipendio dei lavoratori. È quello che è accaduto a 17 giornalisti e giornaliste della redazione romana dell’agenzia di stampa Dire. E queste sospensioni arrivano a pochi giorni dal licenziamento di altri 14 colleghi tra redattori e poligrafici, sospensioni e licenziamenti che seguono a due anni di solidarietà che hanno comportato enormi sacrifici ai lavoratori e lavoratrici.

Atti illegittimi

Ricordiamo che il 31 dicembre era domenica e come di consueto gli organi di stampa in quella data sono tradizionalmente fermi, tanto che il primo dell’anno i giornali non escono. Quindi la mail è arrivata a redazione chiusa. “Un atto gravissimo”. È questo il giudizio espresso in una nota dell’assemblea dei lavoratori della Dire il 2 gennaio, che aggiunge: “Gravissimo e senza alcun precedente e fondamento giuridico, oltre che assurdo per tempi e modi. È giusto ricordare che due giorni fa il governo ha sospeso in modo improvviso e dirompente i fondi del Dipartimento per l'editoria facendo seguito al fermo giudiziario amministrativo disposto dal Ministero dell'istruzione e del merito nei confronti della Com.E, in riferimento alla vicenda giudiziaria che investe la precedente proprietà”.

E proprio a sottolineare l’illegittimità di quanto accaduto, i giornalisti e le giornaliste “sospesi” sono regolarmente al lavoro a rischio di non esser retribuiti. E sono in redazione anche perché se un’agenzia di stampa non cerca le notizie e non le trasmette rischia di diventare inutile. Occorre essere dove nasce la notizia.

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L’unità fa la forza

Quella con l’azienda è una vertenza che dura da almeno due anni, pagata già cara dai dipendenti: con il contratto di solidarietà proprio per evitare la perdita di posti di lavoro. E non è certo un caso che i licenziamenti siano partiti proprio allo scadere della solidarietà. A tutto questo si è aggiunta, negli ultimi mesi, anche un’inchiesta della magistratura per corruzione che riguarda un contratto tra il vecchio editore e il Miur. Il che ha portato lo scorso 29 dicembre Palazzo Chigi a bloccare il pagamento alla Dire dell’ultima tranche dei pagamenti del 2023 e l’estromissione dal bando per il 2024 nel quale la Dire era rientrata perché riconosciuta Agenzia di rilevanza nazionale.

E così Stefano Valori, il nuovo e attuale editore, ha potuto affermare: niente soldi, quindi sospensione dei giornalisti. “Dobbiamo unire la vertenza dei poligrafici e quella dei giornalisti per essere più forti nel rivendicare che l’editore si faccia garante nei confronti della magistratura e si faccia carico della gestione dell’azienda. L’unità di lavoratori e lavoratrici è fondamentale”. Lo afferma Michele Lunetta della segreteria della Slc Cgil di Roma e del Lazio, che aggiunge: “Ci preoccupa il fatto che si è interrotta ogni interlocuzione con l’azienda, ho chiesto un incontro urgente all’editore ma non abbiamo avuto risposta”.

Sciopero per il lavoro

Ma quale forma giuridica e contrattuale è quella della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione? Sospensione di ben 17 giornalisti e per di più tutti esclusivamente della redazione romana. Il cuore dell’attività della Dire è la cronaca parlamentare e quella legata all’attività di governo e ministeri. Senza la redazione romana come si farebbe a continuare a svolgerla? Non solo: senza, o con una redazione romana ridotta al lumicino come si farebbe a rientrare nell’elenco del Dipartimento per l’editoria di Palazzo Chigi delle Agenzie di interesse nazionale, così da accedere ai bandi e ai relativi finanziamenti?

Comitato di redazione e assemblea dei giornalisti lo ribadiscono: “Non possono essere i lavoratori della Dire a pagare gli errori delle proprietà che si sono succeduti negli ultimi anni”, e per questo confermano le due giornate di sciopero del 4 e 8 gennaio, indette per chiedere il ritiro dei licenziamenti, non le sospensioni che, essendo illegittime, non esistono. “Noi intendiamo quindi proseguire chiedendo dialogo alla nostra azienda e il ritiro dei licenziamenti come condizione necessaria per rispettare il lavoro dei colleghi, per rispettare gli sforzi fatti nei 24 mesi di solidarietà”.

Al fianco di lavoratori e lavoratrici

In tanti si sono schierati con i dipendenti della Dire, innanzitutto la Fnsi: “Dopo i 14 licenziamenti, si ribadisce immotivati e illegittimi, che hanno colpito la redazione a fine dicembre, ora l'azienda continua a vessare i dipendenti con atti di forza ingiustificati. I sindacati, in sede di trattativa, hanno sempre cercato di condividere soluzioni per uscire da questa situazione di crisi, però ora, con questa gestione sconclusionata, si rischia di mettere a rischio tutta la redazione e il futuro di un'importante realtà come la Dire”.

La Fnsi si affianca quindi ai giornalisti e alle giornaliste che chiedono alla politica e alle istituzioni di tenere alta l'attenzione su questa vicenda e di intervenire il prima possibile in maniera decisa, perché i lavoratori non possono essere i soli a pagare di errori commessi dall'attuale e dalla precedente gestione. E per i giornalisti sospesi, che si sono regolarmente presentati al lavoro, la Federazione afferma: “Sono affiancati dai legali del sindacato e saranno difesi in ogni luogo da parte della Fnsi e dalle associazioni regionali di stampa”.

Aggiunge Vittorio Di Trapani che della Fnsi è presidente: “In accordo con il Cdr e con le associazioni regionali non escludiamo nessuna azione per far ritirare i provvedimenti illegittimi dell’editore”.

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