“Occorre tornare rapidamente al tavolo nazionale al ministero delle Imprese, previsto nell'accordo sottoscritto in sede ministeriale a luglio dello scorso anno”. Questa la richiesta della Fiom Cgil riguardo la vertenza Bosch, commentando il tavolo di monitoraggio ragionale per la crisi dello stabilimento Bosch di Bari (1.600 lavoratori) che si è tenuto martedì 12 settembre.

“L'azienda – spiegano i metalmeccanici Cgil – ci ha comunicato che il piano condiviso nell'accordo di luglio 2022 sta andando avanti, ma nonostante ciò non c'è ancora un investimento che possa far uscire lo stabilimento dalla crisi e possa sostituire la produzione legata alla tecnologia diesel in termini di occupazione. La produzione dei componenti di motori elettrici per le e-bike, infatti, non è in grado di saturare l'intera fabbrica”.

Simone Marinelli (coordinatore nazionale automotive Fiom Cgil) e Ciro D’Alessio (segretario generale Fiom Cgil Bari) rilevano che Bosch “sta investendo ingenti risorse nell'elettrificazione nei suoi vari stabilimenti europei: è necessario quindi un maggiore impegno da parte della multinazionale per portare investimenti e prodotti in grado di rilanciare anche il sito di Bari”.

I due esponenti sindacali così concludono: “Occorre individuare strumenti specifici e ammortizzatori sociali che possano accompagnare la transizione del sito e più in generale quella del settore. Per questo serve tornare rapidamente al tavolo nazionale al ministero delle Imprese, previsto nell'accordo sottoscritto in sede ministeriale a luglio dello scorso anno”.