Al termine di una giornata di sciopero, ieri 22 maggio, i lavoratori della Network Contact di Bari sostenuti da Cgil Cisl Uil Ugl, che hanno anche svolto un incontro in Prefettura a Bari alla presenza degli onorevoli Melchiorre, Lacarra, Dell’Olio, hanno ottenuto il ritiro delle lettere di trasferimento, condizione unica e necessaria per le organizzazioni di rappresentanza per riprendere le trattative. L’impegno è che entro il 9 giugno si chiuda la trattativa.

(Dichiarazione video di Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Bari)

“Abbiamo un'emergenza lavoro in questo territorio che non è solo Network Contact - ha spiegato Gigia Bucci, segretaria generale Cgil Bari, durante la protesta e prima che il sindacato ottenesse quanto aveva chiesto -. Dobbiamo provare a gestirla se c'è la volontà di tutti, istituzioni comprese. La presenza dell’impresa a questo tavolo è una presenza importante, nonostante la rottura delle relazioni sindacali. Il settore delle telecomunicazioni rappresenta una spinta avanzata rispetto all’esposizione al dumping. Nonostante le rivendicazioni messe in campo, pochissimo abbiamo ottenuto in termini di intervento legislativo, anzi, si è allargato ulteriormente il divario tra outsourcing e committenti. Stiamo parlando di un’azienda che ha un bacino occupazionale di oltre 4mila dipendenti, fiore all’occhiello nel settore delle telecomunicazioni.

Nel 2019 ci siamo trovati a sottoscrivere un accordo che ha richiesto sacrifici al limite del possibile già allora. Nonostante noi responsabilmente avessimo siglato questo accordo di tre anni, insieme alla volontà delle lavoratrici e dei lavoratori, ora ci ritroviamo a questo punto. Nel corso di questi tre anni sono accadute tante cose fra cui la pandemia che non è di poco conto. L’azienda ha aperto altre due nuove sedi definendo punti di avanzamento importanti che mai ci avrebbero fatto pensare di arrivare a questo punto. Invece siamo arretrati dal punto di vista della proposta su quell’accordo che è stato peggiorato rispetto al primo e in più subiamo come una violenza contrattuale la lettera di trasferimento. Credo che siamo davanti a un punto fondamentale che richiama da un lato la responsabilità sociale di impresa e dall’altro la determinazione del sindacato a voler difendere l’occupazione.

L’azienda ha dimostrato di essere all’avanguardia in questi anni, pensiamo al welfare aziendale, di cui è stata pioniera, per cui non voglio credere che non ci sia la volontà di costruire insieme a noi delle soluzioni possibili che salvino il lavoro. Noi chiediamo all’azienda di tracciare una linea zero e ripartire. Si può fare tutto ma non con la pistola fumante sul tavolo. Vanno messi in sicurezza lavoratrici e lavoratori che in questi anni hanno dimostrato un forte senso di appartenenza. Abbiamo costruito tanto e possiamo affrontare insieme questo momento garantendo prospettiva ai lavoratori. Chiediamo di ritirare i trasferimenti e di ragionare su tutti quegli strumenti che la transizione digitale ci mette a disposizione e tutelando lavoratori e impresa. Quindi la transizione digitale può rappresentare la via d’uscita da questa situazione”.