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“Le pressioni commerciali alle quali sono sottoposti i bancari sono un grave problema di salute e di sicurezza, che registriamo in aumento negli ultimi tempi. A fronte del calo dei margini di interesse, infatti, le banche hanno ripreso con forza a ‘vessare’ le lavoratrici e i lavoratori sul fronte del ritorno commissionale.
Per queste ragioni riteniamo che il tema delle pressioni commerciali debba tornare al centro del confronto con l’Abi e, più in generale, del dibattito pubblico”. È un passaggio dell’intervento del segretario nazionale della Fisac Cgil, Paolo Fidel Mele, a Montecitorio per i lavori degli Stati generali su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro il 22 ottobre.
Le pressioni commerciali, ha detto il dirigente sindacale, “sono fonte di stress, di disagio, di demotivazione profonda, con lavoratrici e lavoratori che rischiano in termini di mancati riconoscimenti professionali o magari sottoposti a mobilità non condivise. Lo stress lavoro-correlato è oggi riconosciuto come uno dei fattori di rischio più elevati per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, che muta in tecnostress per effetto appunto di quanto la tecnologia incida sempre di più sul lavoro, rendendo i controlli ancor più pressanti.
La medicina del lavoro - ha aggiunto Mele - ha dimostrato come lo stress cronico possa provocare cardiopatie, depressione, alterazioni immunitarie e una maggiore vulnerabilità ai tumori. Non a caso, nel settore si registra un ampio e crescente ricorso a psicofarmaci e ansiolitici, segno di un disagio profondo che non può più essere ignorato”.
Da queste considerazioni la proposta della Fisac di rilanciare il confronto con Abi sul tema: “Crediamo che il tema delle pressioni commerciali - ha osservato il segretario nazionale Fisac Cgil - debba essere un punto dirimente del prossimo rinnovo contrattuale, perché c’è bisogno di costruire un’organizzazione del lavoro che metta davvero al centro le persone, che premi la competenza e la professionalità nel rapporto con la clientela, non la vendita a tutti i costi.
Ma dobbiamo farne anche un tema di dibattito pubblico attraverso l’istituzione di un osservatorio nazionale che metta intorno a un tavolo tutti i soggetti interessati: sindacati, banche, istituzioni e anche consumatori. Per dare preminenza al benessere lavorativo a tutela dell’asset principale del sistema, le lavoratrici e i lavoratori del credito, e per aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni creditizie”, ha concluso Mele.