Sembrava una battaglia contro i mulini a vento quella dei cronisti dell'agenzia di stampa Askanews. Da una parte il confronto serrato con un editore determinato nel lasciare a casa 23 giornalisti su 75, cancellare la figura di caporedattori e caposervizio, con l'unico obiettivo di un taglio dei costi di 2,4 milioni di euro, senza porsi il problema della qualità del lavoro, unica vera difesa per il futuro di un'azienda. Dall'altra, l'onere assuntosi dalle maestranze nel trovare una soluzione, coinvolgendo numerosi soggetti, fino alla Camera dei deputati, creando le condizioni affinché in Parlamento si approvasse una norma bipartisan sugli ammortizzatori sociali, utile in casi analoghi.

Proprio il loro impegno ha permesso di firmare un accordo presso il ministero del Lavoro che sancisce un primo importante risultato: la salvaguardia di tutti i posti, grazie a una proroga della cassa integrazione fino al 31 dicembre prossimo, concessa grazie a una norma inserita nell'ultimo decreto mille proroghe. Il provvedimento pone le condizioni affinché una delle principali agenzie primarie del nostro Paese continui a informare i cittadini ma in ogni caso i sacrifici per i lavoratori non sono ancora finiti. I posti sono salvi, ma il piano concordatario prevede che le maestranze opereranno in regime di part-time, distribuendo tra di loro compiti ed emolumenti in maniera solidale. E dal primo gennaio 2021, quando saranno esauriti tutti gli ammortizzatori sociali, il sacrificio diverrà ancora più pesante per i capi.

"Ma le incognite non sono ancora finite – sottolinea Costanza Zanchini del comitato di redazione – Askanews ha chiesto l'accesso al concordato preventivo al Tribunale fallimentare di Roma, una strada che secondo noi poteva e doveva essere evitata. I giudici devono ancora esprimersi sul piano di risanamento presentato, la prossima udienza si terrà il 1° aprile, ma i lavoratori non ne conoscono i contenuti, quindi non è dato sapere come andrà a finire. Quel che è certo è che per l'ennesima volta abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte, staremo a vedere se l'azienda, per una volta, avrà fatto la propria".