"Respinta l'ipotesi di fusione tra Alstom e Siemens mobility, rimane la necessità di un'approfondita analisi sulle prospettive di tenuta e sviluppo della capacità produttiva, sia italiana che europea, nonché del potenziale di crescita occupazionale che può determinarsi, a fronte degli ingenti investimenti programmati per il settore ferroviario. Va evitato il rischio che le economie di scala, prospettate attraverso la fusione, vengano ricercate con delocalizzazioni verso paesi a basso costo di manodopera, a scapito dell'insediamento produttivo Alstom in Italia e dell'occupazione che ne deriva". Così recita una dichiarazione congiunta di Alessandro Pagano e Alberto Larghi, coordinatori nazionali Fiom per il gruppo Alstom.

"Perciò, continueremo a sollecitare il governo, in continuità con quanto già sottolineato nell'incontro al ministero dello Sviluppo economico, a prestare la dovuta attenzione ai futuri sviluppi del processo di consolidamento del settore che, malgrado questa battuta di arresto, proseguirà. A tal proposito, va preservata la centralità dei siti produttivi italiani a partire dalle capacità e competenze progettuali e produttive che sono in grado di sviluppare: materiale rotabile e componentistica (Savigliano, con Pendolino e treni regionali, e Sesto San Giovanni), segnalamento (Bologna, Firenze, Bari), infrastrutture (Roma, Pescate), manutenzione e service (Sesto San Giovanni, Nola, Roma, Venezia e gli altri depositi presidiati)", proseguono i due sindacalisti.

"In tal senso, condividiamo quanto affermato dal Comitato aziendale europeo Alstom, riguardo all'urgenza della costruzione di un punto di vista del sindacato europeo sullo stato del settore e sulle potenzialità di sviluppo che lo stesso offre, soprattutto per impedire eventuali politiche di dumping o, comunque, di rincorsa al ribasso, scaricata sulle condizioni di lavoro degli addetti", concludono i due dirigenti sindacali.