Parte dalla strage di Firenze, con la morte nel cantiere Esselunga di cinque operai, insieme alle altre tragedie quotidiane sul lavoro, l’ordine del giorno votato a maggioranza dall’assemblea della Cgil riunita oggi, 27 febbraio, nella sede di Corso Italia. Tragedie, si legge nel documento, “che continuano a susseguirsi senza sosta ad ogni latitudine del nostro Paese e riflettono il livello inaccettabile a cui sono giunti la svalorizzazione delle persone che lavorano e l’imbarbarimento di un modello economico e di impresa fondato sul massimo ribasso, lo sfruttamento del lavoro e la massimizzazione del profitto”.

Ricorda la Cgil che a morire sono prevalentemente lavoratrici e lavoratori inseriti nella catena degli appalti e dei subappalti, in particolare nel privato “dove l’unico scopo della frantumazione dei cicli produttivi è la ricerca forsennata di comprimere i costi e di abbattere diritti e salari. Il mancato rispetto delle regole e del giusto contratto di riferimento, i controlli quasi inesistenti, la formazione fatta solo sulla carta, la totale assenza di trasparenza, l’intensificazione dei ritmi lavorativi schiacciano le lavoratrici e i lavoratori in una condizione di permanente precarietà di lavoro e di vita”.

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Gli incidenti mortali non si contano più, aumentano infortuni e malattie professionali. “E le più esposte sono le persone migranti, - si legge nell’odg - rese ricattabili e invisibili da una legislazione che, a partire dalla legge Bossi-Fini, va cancellata al più presto”. Tutto ciò, ricorda il sindacato guidato da Maurizio Landini, costituisce il tratto fondante e strutturale di un modello sociale e di sviluppo sempre più insostenibile e fallimentare. “Un modello costruito sulla destrutturazione degli strumenti di tutela soprattutto per quelli della salute e della protezione sociale, attraverso tagli indiscriminati al sistema pubblico secondo la logica del ‘meno Stato e più mercato’, rilanciata dal governo e tradotta nello slogan: ‘non disturbare chi vuole fare’”.

La grande riuscita dello sciopero generale di Firenze e di quello nazionale degli edili e dei metalmeccanici, proclamato insieme alla Uil (il primo nazionale sul tema della sicurezza), e gli altri che sono seguiti hanno dimostrato, prosegue il documento, “che le lavoratrici e i lavoratori rispondono all’appello e non si rassegnano. Ma questo non basta. È giunto il momento di chiedersi cosa manchi affinché si verifichino le condizioni per una mobilitazione generale. Dobbiamo superare prudenze e temporeggiamenti, per essere pienamente conseguenti con la convinzione che la tragedia di uno è la tragedia di tutti, che l’ingiustizia va sconfitta ovunque si annidi”.

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