La disoccupazione torna ad alzare la testa. Secondo l’Istat, infatti, per il secondo trimestre consecutivo i disoccupati in Italia sono aumentati in maniera massiccia: rispetto al secondo trimestre del 2007, sono 291 mila in più le persone senza lavoro. La disoccupazione, dunque, risulta cresciuta del 20,6%, portando il totale dei disoccupati a un milione e 704mila unità. Si tratta, precisa l'Istituto di statistica, del più elevato tasso di disoccupazione degli ultimi due anni, se si confrontano i dati destagionalizzati. L'aumento è dovuto alla crescita degli inattivi e degli ex-occupati. Il tasso di disoccupazione, con questi ultimi dati, aumenta in termini assoluti di un punto percentuale, assestandosi al 6,7%.

La crescita della disoccupazione, però, non ha seguito negli ultimi anni un aumento lineare, il dato diffuso oggi dall’Istat, infatti, segue una crescita del 13,2% registrata nel primo trimestre 2008, che fa però seguito a risultati di segno sempre negativo a partire dal secondo trimestre del 2005. Il tasso di occupazione si posiziona a questo punto al 59,2% con una crescita tendenziale di tre decimi di punto. Al dato diffuso oggi, tra l’altro, fa da contrappunto un leggero aumento dell'occupazione che, seppure con un ritmo moderatamente meno sostenuto in confronto a quello del precedente trimestre, prosegue la dinamica positiva con una crescita dell'1,2% su base annua, pari a 283 mila lavoratori in più.

Anche in questo caso, tuttavia, il dato disaggregato chiarisce molto di quello che sta effettivamente accadendo nel mercato del lavoro italiano. L'aumento dell'occupazione, infatti, risente della nuova espansione della popolazione straniera, soprattutto dei cittadini neo comunitari, e cresce in modo particolare nel nord Italia. La maggiore occupazione, inoltre, riflette la crescita del part-time, modalità di impiego che sembrerebbe sempre più sostituire il tempo pieno. La crescita del lavoro ridotto, tra l’altro, riguarda in maniera piuttosto significativa anche la popolazione maschile, ma spesso non si tratta di una scelta deliberata. In Italia, infatti, sono 110 mila i lavoratori uomini impiegati part-time, ma per circa due terzi di loro il passaggio all’orario ridotto non è stato frutto di una decisione volontaria.

La disoccupazione, in ogni caso, riguarda sempre più le donne: se su base annua è aumentata di 0,8 punti percentuali per gli uomini, per le lavoratrici la crescita è di 1,3 punti, portandosi rispettivamente al 5,4 e all'8,7% in termini assoluti. Per quando riguarda i dati disaggregati per area geografica, invece, la crescita della disoccupazione è risultata relativamente meno sostenuta nel Nord (0,6 punti percentuali), dove però ha riguardato più ampiamente la componente femminile, mentre nel Centro è stata più accentuata (1,6%) ed ha coinvolto tanto gli uomini quanto le donne. Nel Mezzogiorno, invece, l'innalzamento del tasso di disoccupazione (1,3%) ha interessato in misura non dissimile entrambi i sessi.

Il tasso di disoccupazione del Sud (11,8%), d'altra parte, è rimasto molto più elevato in confronto a quello del Nord (3,8%) e del Centro (6,4%) e si è registrato anche un allargamento dell'area della disoccupazione, dovuto per lo più a persone che un anno fa si dichiaravano inattive. Si tratta soprattutto di donne che prima erano scoraggiate a trovare un impiego ma che ora, per il deteriorarsi delle condizioni economiche, sono costrette comunque a rimettersi in gioco nel mercato del lavoro. Segnali di tensione, tra l’altro, arrivano anche dagli stranieri. E si tratta di una assoluta novità: il tasso di disoccupazione degli immigrati è infatti cresciuto per la prima volta, passando dal 7,6% del secondo trimestre 2007 all'8,8% attuale.