Tutto ha inizio nel gennaio scorso, per la precisione il giorno 18. Allorquando la direzione aziendale della G&W Electric convoca i sindacati per comunicare la messa in liquidazione volontaria dell'impianto di Foggia, accompagnata dal licenziamento collettivo dei 114 lavoratori. Immediata la reazione di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil territoriali, congiuntamente alla Rsu di stabilimento, che contestano la decisione presa dalla multinazionale americana e indicono uno sciopero di otto ore per il 23 gennaio.

“A detta dell'azienda - affermano le tre sigle di categoria - la situazione economica e finanziaria della società (produttrice di quadri elettrici di bassa e alta tensione) è sempre stata di altissima gravità, e gli alti costi di produzione, a loro dire acuiti da pandemia e crisi energetica, sono divenuti nel tempo insostenibili”.

Fiom, Fim e Uilm rilevano che “la precedente proprietà aveva già contratto una situazione debitoria importante, dalla quale, nonostante i tentativi di risanamento e i sostanziosi investimenti della nuova società, pare non esserci stata altra via d'uscita. Inoltre, sempre secondo il gruppo, le ingenti perdite registrate finora non hanno potuto evitare la cessazione dell'attività”.

Le tre sigle evidenziano che “durante i vari incontri susseguitisi negli ultimi anni l'azienda non ha mai esternato particolari preoccupazioni circa l'andamento produttivo o economico societari. Al contrario, i vertici aziendali hanno sempre dato buone prospettive di crescita, dovute anche a un bacino considerevole di commesse e a previsioni di sviluppo per il comparto elettrico che avverrà nei prossimi anni in Italia e in Europa”.

A lasciare "sgomente" le tre organizzazioni, è “l'immediatezza con la quale l'azienda ha agito, senza alcun confronto preventivo né con la rappresentanza sindacale interna né con le segreterie territoriali”. Le tre sigle rimarcano “iI grave atto perpetrato a danno delle lavoratrici e dei lavoratori di Capitanata, che cade come un fulmine a ciel sereno sulle tante famiglie che per anni hanno potuto contare sulla solidità di una realtà virtuosa come quella di G&W Electric”.

La chiusura, un fulmine a ciel sereno

La messa in liquidazione della società, proprio mentre “si attendeva l'incontro programmato per discutere dell'andamento aziendale, nonché delle questioni ancora aperte come il rinnovo dei lavoratori somministrati, lascia pensare a un atto ignobile che mette a dura prova il tessuto sociale e industriale del territorio, già fortemente martoriato sul piano occupazionale”.

Fiom, Fim e Uilm esprimono la loro “netta contrarietà, tanto nel merito quanto nel metodo adottato dall’azienda, rispetto alla decisione di porre la società in stato di liquidazione volontaria”. E ritengono necessario avviare “una fase di confronto che trovi, anche attraverso la costituzione di tavoli tecnici con la Regione e il ministero delle Imprese e del made in Italy, soluzioni utili a garantire la continuità industriale e la tenuta occupazionale del sito".

Il primo incontro fra azienda e sindacati ha luogo il 23 gennaio, cui segue un nuovo sciopero di tre ore proclamato per il giorno seguente, con presidio davanti ai cancelli dell'azienda, dopo che quest'ultima ha confermato al tavolo negoziale chiusura e licenziamenti. 

“L’azienda ha ribadito la volontà di dismissione dell’impianto e di voler procedere rispetto a una decisione ritenuta irrevocabile”, commentano Fiom, Fim e Uilm, esprimendo tutta la loro contrarietà rispetto alla scelta assunta dal management aziendale, giudicata “sbagliata e pericolosa”.

Le sigle metalmeccaniche confermano come “la grave situazione economica venutasi a creare, frutto unicamente delle scelte sbagliate assunte dalla dirigenza in carica, non può e non deve mettere a rischio il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori dello storico impianto foggiano”. Il sito industriale, infatti, è attivo da cinquant'anni, e fu rilevato dalla società americana solo nel 2019 dal gruppo Tozzi.

“Occorre ricercare soluzioni alternative ai licenziamenti collettivi - dichiarano i sindacati -, richiamando l’azienda “a quella responsabilità sociale d’impresa sancita dalla Costituzione”. Fiom, Fim e Uilm ritengono che “sia possibile avviare una fase di rilancio dello stabilimento anche attraverso l’utilizzo dei fondi previsti dal Pnrr per la riconversione energetica. La decisione di chiudere lo stabilimento comporterebbe conseguenze devastanti per l’intero tessuto sociale di Capitanata, in un territorio già fortemente martoriato dalla disoccupazione”. C’è bisogno, dunque, dell’intervento delle istituzioni “per scongiurare un dramma già annunciato”.

Partono i primi licenziamenti

Arriviamo al 2 maggio, quando partono i primi licenziamenti. La multinazionale annuncia che i contratti dei tredici lavoratori in somministrazione dell'agenzia Open Job Metis non verranno rinnovati. “Mentre sono aperti i tavoli di confronto in Regione Puglia e ora anche al ministero delle Imprese sul futuro dello stabilimento, le scelte della multinazionale investono in modo drammatico lavoratori che erano parte integrante dell’organizzazione produttiva", commenta il segretario Nidil Cgil Foggia Giovanni Tarantella: "Lavoratori che vivevano nell’attesa di una stabilizzazione, si ritrovano nel breve volgere di due mesi senza più un lavoro e un reddito”.

L'esponente sindacale rileva che tale situazione è “l’ennesimo schiaffo a una provincia che presenta uno scenario occupazionale a tinte fosche, dove alla scarsità di occasioni d’impiego si aggiunge il fatto che le poche possibilità sono precarie. Quando non si ricorre direttamente al lavoro nero e grigio, puntando sul ricatto di un reddito che costringe a lavorare in qualunque condizione”.

Nidil Cgil assicura “che nella vertenza G&W Electric continueremo a stare ai tavoli di confronto, al fianco delle sigle metalmeccaniche e dei lavoratori del sito che hanno sempre voluto unificare la vertenza, senza mai distinguere tra diretti e somministrati. Lo faremo per rappresentare gli interessi di chi dal 2 maggio non avrà più reddito e perché non si disperdano professionalità formate e acquisite, soprattutto in previsione – come speriamo – di una vendita del sito produttivo che garantisca continuità produttiva e occupazionale”.

La situazione precipita

Le ultime notizie sulla vertenza, relative alla giornata di lunedì 15 maggio, parlano dell'invio delle lettere di licenziamento a tutti i 114 dipendenti in forza al sito produttivo, con effetto immediato. In tal modo, denuncia Marco Potenza, segretario generale Fiom Foggia, "la multinazionale americana cancella con un colpo di spugna 33 anni di storia dello stabilimento ex Tozzi Sud, facendo pagare a lavoratrici e lavoratori il prezzo delle fallimentari scelte di un management inadeguato".

Per l'esponente sindacale si tratta di "un atto arrogante e irresponsabile, che non solo non tiene conto degli enormi sforzi profusi dalle istituzioni per individuare soluzioni capaci di salvaguardare l’intera tenuta occupazionale, ma che, soprattutto, mostra tutta la propria indifferenza verso le enormi ripercussioni sul piano sociale che ne scaturiscono".

Potenza rileva che sin dall’inizio la G&W Electric ha avuto "una posizione di totale chiusura a ogni soluzione, arrivando a negare finanche l’utilizzo di ammortizzatori sociali, più volte proposti dalla Regione Puglia e dal ministero del Lavoro. Inoltre, il tutto avviene proprio nel mentre si era in attesa di una seconda convocazione da parte del ministro delle Imprese Urso, al quale chiediamo d'intervenire commissariando l’azienda. È l’unico modo per tenere in vita lo stabilimento e portare avanti interlocuzioni che possano favore processi di reindustrializzazione del sito"

Il segretario generale Giom così conclude: "È opportuno agire anche su Enel e Acea, che allo stato attuale rappresentano i maggiori committenti di G&W, le quali, avendo partecipazioni pubbliche, devono necessariamente mostrare la loro responsabilità sociale. Per noi la vertenza è tutt’altro che chiusa e continueremo a batterci nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori, della loro dignità e per la dignità dell’intero territorio di Capitanata".