Questo Primo Maggio sarà il mio primo giorno da disoccupato. Il 30 aprile è scaduto il contratto con l’agenzia interinale, che mi ha appena comunicato che non verrà rinnovato. Nell’azienda presso cui lavoravo come operaio, la Portovesme srl, dopo due anni sarei dovuto passare fisso con la ditta madre o somministrato come da prassi, ma così non è stato.

La produzione si deve fermare a causa del costo troppo alto dell’energia, e quindi come altri venti ragazzi resterò a casa per la festa dei lavoratori. Una festa che è tale solo in teoria, che è una festa se lavori, come è successo a me tante volte, quando ero di turno.

Adesso che festa è se non hai un lavoro? Io sono dell’84 e vivo a Iglesias. Sono giovane? Non proprio. Alla mia età è quasi impossibile trovare un altro posto specie in Sardegna, anche se ho un curriculum pieno, con tanta esperienza. Nel Sulcis-Iglesiente le fabbriche stanno chiudendo, quando lo farà anche la Portovesme sarà un danno economico pauroso.

Io ho due figlie piccole, un mutuo da pagare e una moglie che si è dovuta licenziare per seguire la malattia della grande, il diabete: senza la sua assistenza 24 ore su 24 non potrebbe sopravvivere. Per questo mando curriculum a destra e a manca, ma per me è impossibile spostarmi troppo lontano da casa, andare via dalla Sardegna.  

Come faremo? Davvero non ne ho idea. Attiverò la Naspi, la disoccupazione, ma ancora non mi è chiaro quanto mi spetta né per quanto tempo, certo sarà molto inferiore al mio stipendio. Quello che so è che senza lavoro non vivi più, sia fisicamente che mentalmente, che stare senza lavoro ti distrugge.