Il Primo Maggio, per loro, non sarà certo la festa del lavoro. È proprio in quel giorno, alla scadenza del secondo anno di cassa integrazione straordinaria, che scatteranno i licenziamenti per gli ultimi 63 lavoratori della Ftp Cnh Industrial di Pregnana Milanese (Milano).

Una vicenda iniziata nell’ottobre 2019, con la decisione dell’azienda dell’ex gruppo Fiat-Iveco di dismettere lo stabilimento (dove lavoravano 260 persone) e di trasferire le attività produttive a Torino. In questi anni un’ottantina di dipendenti hanno accettato il trasferimento in altri impianti del gruppo, mentre un altro centinaio sono andati in pensione o in esodo incentivato. Adesso rimangono gli ultimi 63.

Martedì 21 marzo si è tenuto, presso la sede milanese della Regione Lombardia, un incontro tra azienda, sindacati e istituzioni sulla procedura di licenziamento collettivo avviata lo scorso febbraio per chiudere definitivamente l’impianto. In concomitanza con l'incontro, i lavoratori hanno anche organizzato un presidio. Il prossimo vertice è previsto per aprile.

Le richieste dei sindacati

“Abbiamo chiesto all'azienda di fare in modo che il maggior numero di lavoratori possibile possa andare in pensione”, hanno spiegato Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil al termine dell’incontro, precisando che attualmente i dipendenti “che hanno i requisiti sono circa 20”.

Un’altra possibilità per gli addetti restanti è il trasferimento nella sede aziendale di Torino. “Abbiamo chiesto che chi può trasferirsi in quello stabilimento venga facilitato a farlo”, proseguono le tre sigle, sollecitando la società “a mettere a disposizione il trasporto, che era stato inizialmente finanziato dall’azienda”.

Fiom, Fim e Uilm hanno inoltre spronato le istituzioni a darsi da fare per ricollocare i lavoratori in altre imprese del territorio. “La reindustrializzazione dell’area, che era uno degli impegni contenuti nell'accordo sindacale, non è stata realizzata”, concludono i sindacati: “Le istituzioni devono ora individuare quelle soluzioni utili affinché il sito produttivo non venga abbandonato”.