Sono in stato di agitazione le lavoratrici e i lavoratori della società tedesca di car sharing Share Now GmbH, nata dalla fusione di Car2go e Drive Now, dal 2022 sussidiaria della divisione Free2Move, mobility hub globale della multinazionale automobilistica Stellantis.

La protesta, articolata con l’immediata sospensione di tutte le prestazioni straordinarie e lo svolgimento di assemblee durante l’orario di lavoro, è stata indetta dalle organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, al termine del secondo infruttuoso incontro in sede sindacale nell’ambito della procedura di licenziamento attivata il 18 gennaio dalla direzione societaria per 10 dei 32 dipendenti, tra tempi indeterminati e determinati, presso le sedi di Car2go Italia a Roma, Milano e Torino, motivandola con un progetto internazionale di riorganizzazione e automazione dei servizi di noleggio auto.

I sindacati stigmatizzano la totale indisponibilità aziendale a individuare soluzioni alternative agli esuberi, proposte dai sindacati e dalle Rappresentanze, sulle possibilità di ricollocamento interno e/o di adesione agli ammortizzatori sociali. Soluzioni che “si sono scontrate contro un ostinato muro di indifferenza verso le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori”, recita un comunicato unitario diramato sui luoghi di lavoro.

“Nelle obiezioni addotte dall’azienda – prosegue - si legge invece un’ossessiva rincorsa del profitto, mascherato da termini come riorganizzazione o sostenibilità”.

Termini che stridono enormemente con gli effettivi risultati di Car2go Italia. La società di noleggio auto, riporta il comunicato, “nel 2022 ha registrato una crescita del 18% dei propri iscritti, prossimi a un milione, e una revenue del 23% maggiore rispetto al 2021; risultati indiscutibilmente positivi, anche al netto della difficilissima situazione di approvvigionamento di veicoli, dovuta alla crisi nel settore automotive” mentre “Stellantis, proprietaria di Free2Move che ha recentemente acquisito Share Now, ha reso pubblici gli straordinari profitti del 2022 con 200 milioni di euro in più rispetto al fatturato 2021".

Un risultato, dunque, "che ha portato Stellantis alla decisione di premiare tutti i dipendenti con la redistribuzione, in premi di produzione, della somma di due miliardi di euro; mentre i dipendenti di Share Now si vedono costretti a lottare, per vedere riconosciuti e rispettati i più basilari diritti a tutela della propria dignità lavorativa”.

Per i sindacati “non risulta per nulla credibile l’asserita impossibilità dell’azienda a prendere in considerazione la seppur minima riduzione degli esuberi in procedura”.

Flcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro “la totale mancanza di empatia verso i lavoratori coinvolti, la cui perdita del posto di lavoro viene continuamente declassata a un mero contrattempo di irrilevante impatto, in virtù della millantata favorevole posizione geografica; ancor più svilente è poi la continua e insistente mercificazione delle posizioni in esubero, che l’azienda è evidentemente interessata soltanto a comprare, mostrando una sprezzante noncuranza nei confronti della propria responsabilità sociale”.

“L’assenza di struttura e fondatezza del cosiddetto piano di ristrutturazione, il rifiuto più assoluto al ricollocamento e il disinteresse verso le più ovvie obiezioni mosse a determinati esuberi – conclude il comunicato - delineano un quadro molto chiaro: dietro alla facciata di una procedura di licenziamento 'collettivo' si nasconde in verità un più evidente azione di licenziamento individuale di massa; un’azione fredda e spregiudicata con cui l’azienda punta disfarsi di ciò che ormai ritiene soltanto una zavorra”.