Questa Finanziaria esclude una fetta importante di lavoratori e famiglie che sono destinati a impoverirsi. Un pezzo del ceto medio che a causa del costo dell’energia sta precipitando o precipiterà verso una condizione di fragilità, e non troverà neppure una misura a sostenerlo o a frenare la caduta. I 21 miliardi messi sul tavolo alla voce “energia”, che sono tanti e rappresentano di fatto la parte rilevante della manovra di bilancio dell’esecutivo Meloni, non fanno altro che ricalcare l’impostazione data dal governo precedente, con provvedimenti tampone.

Tra aumenti e speculazioni

“Non c’è alcun dubbio: i rincari dell’energia stanno determinando uno scombussolamento della condizione di un gran numero di famiglie, tanto che nel prossimo futuro dovremo riclassificare l’idea stessa di ceto medio – dichiara Emilio Miceli, segretario nazionale della Cgil -. Forti aumenti si registrano non solo in bolletta, dovuti alle dinamiche internazionali e al costo della materia prima, ma anche sull’intero sistema economico. Sono presenti senz’altro fattori speculativi, quasi fisiologici quando ci sono spinte verso l’alto dei prezzi e dell’inflazione, anche se tassi come quelli attuali non li vedevamo dagli anni Settanta”.  

Le misure

L’abbattimento dell’Iva sul gas per combustione, la protezione dei nuclei familiari con Isee fino a 15 mila euro, il rafforzamento del contributo straordinario per l’acquisto di elettricità e gas per le imprese energivore e non, sono le misure previste in materia dal disegno di legge, che assorbono appunto 21 miliardi di risorse. “Una bella somma, che ha un peso straordinario sul bilancio dello Stato – prosegue Miceli -. Ma che tocca solo marginalmente le famiglie e solo quelle con redditi molto bassi. Senza contare che sugli extraprofitti si poteva fare di più”.

Extraprofitti poco extra

L’articolo 28 prevede di tassare il 50 per cento degli utili delle imprese del settore energetico, elettricità e gas, un "contributo di solidarietà" che dovranno versare 7 mila aziende che sono state avvantaggiate dall'impennata dei prezzi di mercato.

“E qui l’Europa non ha avuto il coraggio e la forza di varare una disciplina comunitaria, capace di coordinare la legislazione degli Stati in maniera univoca. Quella inserita in Finanziaria è diversa dalla norma Draghi, che era molto più ambiziosa perché tassava i ricavi e non gli utili. Poiché sono in pochi a generare utili in questo momento, basta guardare l’ultimo bilancio dell’Enel, non mi aspetto che si possa arrivare a un grande gettito. La decisione e il risultato ottenuto sarebbero potuti essere diversi se tutte le società europee fossero state poste sulla stessa griglia di partenza”.

Il benestare dei giudici

Nei giorni scorsi il Tar, tribunale amministrativo, ha respinto il ricorso di alcune imprese contro la precedente formulazione del contributo, rendendolo così applicabile. Ma nonostante questo lasciapassare, il nuovo esecutivo ha deciso di fare diversamente, arrivando così a una netta riduzione delle entrate previste. Mentre il governo mette al riparo la ricchezza di chi ha speculato sul gas, il prezzo che le famiglie devono pagare per scaldare casa sta crescendo: la bolletta per i consumi di novembre per gli utenti in regime di tutela è tornata a salire del 13,7 per cento, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Autorità di settore. E per chi non ce la fa non è stato previsto alcun paracadute.

Disagio senza sostegno

“La manovra non copre il disagio del Paese, un concetto che vale per tutti i capitoli, compreso quello energetico – riprende Miceli -. È insufficiente su ogni versante. E se devo pensare ai consumatori in difficoltà, staccare le forniture in pieno inverno credo che sia profondamente sbagliato: le aziende e il governo avrebbero potuto porre rimedio con un intervento che non avrebbe avuto costi così rilevanti”. Mentre la sterilizzazione degli oneri di sistema, uno sconto in bolletta che viene concesso fino a marzo, è una misura minima, che tra l’altro è in vigore solo per tre mesi.

Accelerare la transizione

“Il punto è: come se ne esce? – domanda l’esponente della Cgil - Perché se un megawatt di gas era schizzato a 100 euro già a dicembre 2021, quando la Russia non aveva ancora invaso l’Ucraina, il problema non è solo il conflitto. Il tema è la transizione: ci troviamo in una situazione intermedia, il momento in cui siamo più deboli, perché non siamo più quelli di prima ma non ancora quelli di domani. Il vecchio sistema si sta esaurendo, e per questo i prezzi stanno crescendo, ma non abbiamo il nuovo. Ecco, questa fase deve essere accelerata, la transizione non può essere lunga perché a pagare siamo tutti”.

Tradotto, vuol dire puntare sulle rinnovabili, che pure hanno conosciuto un nuovo impulso nell’ultimo anno e puntare sullo sviluppo delle tecnologie. “Quest’ultimo aspetto è determinante, decisivo – conclude Miceli -. Ciò che più manca a questa Finanziaria sono gli strumenti a sostegno dell’innovazione, specie quelli legati allo sviluppo energetico e al cambiamento del sistema. È una legge di Bilancio scialba, che premia i lavoratori autonomi benestanti con l’innalzamento del regime forfettario a chi ha redditi fino a 85 mila euro, e toglie ai pensionati. Spero che lavoratori dipendenti, pensionati e famiglie lo capiscano”.