Ancora una vittima sul lavoro. A perdere la vita è stato un uomo di 48 anni originario dell'Argentina che era fermo sul proprio scooter a bordo della strada mentre stava facendo una telefonata, quando una macchina lo ha travolto. La morte in via Terraglio, in provincia di Treviso, nel primo pomeriggio di domenica 18 settembre.

"Basta morti sul lavoro - scrivono la Filcams Cgil del Veneto e di Treviso in un post pubblicato sulla pagina Facebook del sindacato -. Esprimiamo dolore e rabbia per l’infortunio mortale avvenuto lungo il Terraglio dove ha perso la vita un lavoratore di 48 anni. Roman Emiliano Zapata è morto sul lavoro, travolto da una vettura mentre era in servizio con il proprio mezzo. Roman era un rider alle dipendenze della compagnia Food Racers ed era attivo nelle zone di Preganziol e del Moglianese".

"Le organizzazioni di rappresentanza si stringono attorno alla famiglia e ai colleghi del lavoratore coinvolto nella ennesima morte sul lavoro - dichiara Alberto Irone, segretario generale Filcams Cgil Treviso -. Servono azioni incisive e non più rimandabili: tutele anche e soprattutto per i lavoratori delle consegne a domicilio, riconoscendo questi lavoratori come lavoratori subordinati ai quali vanno applicati pienamente i contratti nazionali e la legislazione in tema di salute e sicurezza. Serve anche una svolta culturale nel mondo delle piattaforme: non è possibile che un’azienda si avvalga del lavoro di una persona che non ha mai conosciuto prima".

"Stiamo assistendo in Veneto a una strage sui luoghi di lavoro e la morte di Roman aggiunge un altro nome alla lista - afferma Cecilia de' Pantz, segretaria generale Filcams Cgil Veneto -. Solo in questa settimana nella nostra regione abbiamo assistito ad altre due morti sul lavoro. Serve superare le carenze di organico negli Spisal e costruire una nuova politica sulla sicurezza sul lavoro, che includa anche queste nuove modalità di lavoro, perché questa situazione è inaccettabile. Servono interventi ispettivi urgenti anche nelle aziende del delivery. I lavoratori della gig economy sono lavoratori a tutti gli effetti e devono avere la garanzia di poter tornare a casa sani e salvi a fine turno" conclude de' Pantz.