Saranno i 42.000 tra lavoratrici e lavoratori del Gruppo Tim, il 23 febbraio, a rompere la coltre di imbarazzante silenzio della politica e delle istituzioni che avvolge la vicenda della Tim e della “rete unica nazionale”. Nelle maggiori città italiane scenderanno in strada ad urlare loro rabbia. A Roma si terrà una manifestazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico. “In queste ore centinaia di delegate e delegati delle maggiori aziende di tlc stanno esprimendo la loro solidarietà ai colleghi di Tim – sottolineano in una nota unitaria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - e tutti insieme la preoccupazione per la sostenibilità di un comparto strategico che in questi anni ha evidenziato i limiti di un modello sbagliato. Ci aspetteremmo uguale preoccupazione dal Governo dei migliori, che evidentemente sono disattenti su un settore strategico e trainante del Paese ed un pilastro del Pnrr”.

Questo governo e le istituzioni, prosegue la nota “devono essere consapevoli che saranno ricordate per essere stati dei meri osservatori del mercato, coloro che stanno favorendo con il loro assordante silenzio la fine dell’ex monopolista delle tlc e con esso un potenziale disastro del settore. Una grande storia centenaria dell’azienda che ha permesso di comunicare a decine di milioni di italiani potrebbe essere sacrificata in nome della finanza!”.

A rischio migliaia di posti di lavoro, diretti e dell’indotto. Come a rischio è lo sviluppo di una rete di telecomunicazioni degna di un Paese civile. “Dopo anni di piani disattesi, denari pubblici spesi senza aver minimamente dotato l’Italia di una infrastruttura moderna, inclusiva ed universale, - continuano i sindacati - oggi il governo e la politica assistono inermi a quello che potrebbe essere l’ennesimo scempio industriale italiano”.