“Questi lavoratori hanno trovato il coraggio di denunciare. Chissà quanti altri sono nelle stesse condizioni ma hanno paura di raccontare le loro storie”. Così Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil, commenta quanto accaduto nel vicentino.

Le indagini delle Fiamme Gialle della compagnia di Schio erano partite proprio dall'esposto di alcuni dipendenti, tutti di nazionalità moldava, formalmente inquadrati all’interno di una cooperativa e di una S.r.l.s. con sede in Lombardia ma, di fatto, impiegati in una S.p.A. di Posina, in provincia di Vicenza, operante nel settore delle acque minerali. Da quelle denunce la scoperta di una situazione drammatica: il "caporale" reclutava i suoi connazionali direttamente in Moldavia, per consentire l’ingresso in Italia procurava falsi documenti d'identità romeni che faceva pagare a caro prezzo. Ricattati, sfruttati, minacciati, hanno pure subito molestie sessuali.

“A quanto si apprende lavoravano 15 ore al giorno senza interruzioni, venivano pagati in nero e adibiti alle varie mansioni senza tener conto delle competenze sotto la minaccia del licenziamento – osserva Mininni - Una situazione inaccettabile, soprattutto nel nostro settore, che la Flai denuncia da anni, che combatte con l’aiuto della legge 199 e anche con il sindacato di strada. Bisogna stare a fianco di chi trova il coraggio di ribellarsi”.

Sette persone sono state indagate a vario titolo per diversi reati, tre le misure cautelari interdittive emesse dal Tribunale di Vicenza, mentre la stessa società è stata segnalata all'autorità giudiziaria per sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell'ingresso illegale nel territorio italiano. “Vicende del genere – conclude il segretario generale della Flai Cgil - fanno capire quanto sia ancora lunga la strada per far rispettare leggi e contratti che garantirebbero di lavorare con tutele e diritti”.