"Se il Paese è in difficoltà, la Sicilia sta affondando: i siciliani hanno tante ragioni in più per aderire allo sciopero generale del 16 dicembre". A dirlo sono i segretari generali regionali di Cgil (Alfio Mannino) e Uil (Luisella Lionti), sottolineando "la situazione critica dell'isola, per cui la manovra del Governo Draghi rivela tutta la sua inadeguatezza. In Sicilia ci sono oggi 2 milioni 700 mila contribuenti, ma per oltre i due terzi di questi il taglio dell'Irpef non avrà alcuna ricaduta. Nessun beneficio arriverà paradossalmente per i redditi più bassi".

Quanto alle pensioni, la media degli assegni nell'isola è di 17 mila euro l'anno, contro i 23 mila della media nazionale. Anche in questo caso, sottolineano Lionti e Mannino, "la rivalutazione si rende obbligatoria soprattutto per chi ha meno, così come una pensione di garanzia che serva ad assicurare il futuro di chi è oggi giovane in un mercato del lavoro precario, discontinuo, frammentato". 

Anche in tema di lavoro, le politiche del Governo Draghi sono "inadeguate a colmare il gap col resto del Paese". I dati siciliani sono drammatici soprattutto per quel che riguarda donne e giovani. Nel 2020 si è registrato un tasso di occupazione femminile del 29,3 per cento, contro la media nazionale del 49,4 per cento. Per i giovani i tassi di occupazione sono 38,9 per cento per la Sicilia, 46,8 per cento la media nazionale, mentre il tasso di povertà tra assoluta e relativa è inchiodato al 36 per cento. "Non vedere tutto ciò - concludono i sindacati - è come dichiarare di voler lasciare il Mezzogiorno e la Sicilia al proprio destino. Noi non ci stiamo, la legge di bilancio deve essere modificata".