Sono 325 gli esuberi annunciati il 12 novembre scorso dalla dirigenza di Verti Assicurazioni nell’ambito del piano di ristrutturazione aziendale. A dirlo sono Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil e Fna, riportando che nel corso dell’incontro con i sindacati “l’amministratore delegato Enrique Flores Calderon ha esplicitato e descritto la situazione economica e organizzativa della compagnia, per la quale la ripresa di una ‘crescita profittevole’ passerebbe solo e obbligatoriamente per la riduzione dei costi e il taglio del personale”.

Una situazione, dunque, che “avrebbe determinato e portato la società (coerentemente con le politiche del gruppo Mapfre, del quale Verti fa parte) alla scelta di procedere con un piano di esternalizzazione dell’intera struttura di produzione contact center e back office, e una considerevole riduzione di tutti gli altri reparti, nessuno escluso. Al quadro drammatico si aggiunge l’accelerazione dei processi di automazione e digitalizzazione dei reparti superstiti”.

Per Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil e Fna è “inaccettabile e vergognoso che ancora una volta, come nel 2016, la compagnia decida di buttare sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie gli esiti fallimentari delle proprie scelte imprenditoriali”.

I sindacati rilevano che dall’inizio della pandemia “i lavoratori hanno messo a disposizione la propria abitazione (e propri mezzi personali) per la prosecuzione in remoto dell’attività. Non solo nulla è stato riconosciuto loro da quest’azienda per gli sforzi profusi, ma proprio ora, nel contesto di una situazione ancora per tanti aspetti difficile, ‘l’assicurazione sempre avanti’ (come recita lo slogan della compagnia) procede con il più vecchio dei metodi: spremere i lavoratori, e buttarli quando pensa non siano più utili”.

Non è la prima volta, evidenziano le organizzazioni dei lavoratori. “Già nel 2016 una situazione analoga aveva dato come risultato l’esodo ‘volontario’ di circa 200 colleghi”, spiegano in una nota unitaria. “Mettiamo dunque in fila gli eventi: Mapfre ha rilevato quella che un tempo era Direct Line nel 2015, con circa 900 dipendenti; dopo due anni l’ha ridotta a 600 circa; ora vorrebbe una ‘struttura snella’ di 290 persone. Quale sarà il prossimo passo?”.

Fisac, First, Uilca e Fna, in conclusione, rimarcano che “l’età media dei dipendenti di Verti è 47 anni, con una fortissima presenza femminile. Moltissimi i part time, e in tutti i reparti sono presenti lavoratori fragili o invalidi, non risparmiati dalla ristrutturazione. Solo questi dati danno l’idea della gravità della situazione, e del dramma che molti colleghi stanno già attraversando, sapendo che il loro nome e cognome sta nell’elenco degli esuberi”.