Nessuna risposta. Sul riconoscimento delle professionalità, su una possibile proroga, sull’ipotesi di prendere tempo per trovare una soluzione. Si è concluso così l’incontro dei sindacati che si è tenuto oggi (18 novembre) a Roma al ministero del Lavoro sulla sorte dei 2500 navigator, il cui contratto è in scadenza il 31 dicembre, scesi in piazza per chiedere di non sprecare professionalità ed esperienze accumulate in due anni di attività. I rappresentanti delle organizzazioni di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp Uil, in presidio sotto la sede del Ministero, sono stati ricevuti dal segretario generale Andrea Bianchi ma alla fine ne sono usciti pieni di amarezza e preoccupazione.

 

“Questa riunione è giunta solo dopo mesi di insistenti richieste e a seguito di un presidio cui hanno preso parte oltre 400 lavoratori – spiega Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil -. E comunque ha portato a un nulla di fatto. Siamo rimasti alle condizioni date ad oggi e quindi sull’unico intervento presente nel decreto Sostegni bis che già in apertura avevamo detto che non era sufficiente perché non riconosce nessuna professionalità. E anche sulla possibilità di una proroga, utile per trovare delle alternative, non c’è stata chiarezza”.

Assunti con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa da Anpal Servizi, i navigator sono figure professionali introdotte per decreto nel 2019, ritenute chiave per supportare i beneficiari del reddito di cittadinanza. In sostanza, precari impegnati a cercare un’occupazione ai soggetti più deboli, che hanno seguito percorsi di formazione e aggiornamento specifici per svolgere al meglio la loro attività nel mercato del lavoro, con uno straordinario bagaglio che adesso sta per essere disperso.

“Ci preoccupa sapere che il rafforzamento dei centri per l’impiego è molto lontano dall’essere realizzato – prosegue Simoncini -, proprio in un momento in cui invece stanno partendo molte azioni sulle politiche attive. Il sistema pubblico è debole e necessita di un consolidamento, ma oggi ci permettiamo di perdere 2.500 lavoratori che hanno in questi anni assistito i percettori del reddito di cittadinanza”. Il governo, e questo è stato confermato, intende spendere nei prossimi anni 4,4 miliardi di euro di fondi pubblici per le politiche attive. Visto il numero delle persone che hanno bisogno di fare un percorso di attivazione, perché sono disoccupate o hanno un posto precario, logica vorrebbe che si utilizzassero professionisti come i navigator che hanno lavorato durante la pandemia, quindi nel momento più difficile, e con soggetti molto complicati e fragili.

“Questo è il vero paradosso – afferma Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil -. Il sistema pubblico rischia di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato perché non ha persone a disposizione per farlo. E anche le risorse previste per assumere nei centri per l’impiego vanno a coprire solo in parte le reali esigenze. Ci sono tanti utenti da seguire ma meno lavoratori a disposizione e non si potranno valorizzare le professionalità che si hanno in campo. E questa è una vergogna. Se necessario scenderemo di nuovo in piazza. Come Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp Uil chiederemo insieme a Cgil, Cisl e Uil un confronto con i ministri Orlando e Brunetta, perché sia avviata una interlocuzione per valorizzare adeguatamente le esperienze maturate, sull'esempio di quanto già sperimentato in altri settori”.