Nei cantieri italiani si continua a morire. Anzi, con la ripresa del settore si muore anche di più. Nelle costruzioni infatti, secondo i sindacati di categoria, da inizio anno ai primi di ottobre, si è registrata una vittima ogni 48 ore. Un vero e proprio bollettino di guerra, che non fa che peggiorare, giorno dopo giorno.

Con le riaperture dei cantieri post-covid e il rilancio del comparto sostenuto dai bonus edilizi, gli incidenti sul lavoro hanno infatti registrato una decisa impennata. Dall'ultimo rapporto Inail emerge che gli infortuni nei primi 8 mesi del 2021 sono stati 349.449, l'8,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, le vittime sono state 751. Le costruzioni, tra l'altro, restano uno dei settori più colpiti. Se gli infortuni denunciati nei primi 8 mesi del 2020 erano stati 15.135, quest'anno sono infatti 18.567, quasi 3.500 in più. Nel settore, anche gli infortuni mortali aumentano: dai 58 del 2020 ai 72 di quest'anno.

"Anche i dati del nostro osservatorio interno confermano che gli incidenti e le vittime in edilizia sono in aumento- ci dice Ermira Behri, segretaria nazionale della Fillea Cgil -. Crescono gli infortuni in generale, quelli mortali e anche le denunce per malattie professionali. C'è un dato che però colpisce più di tutti:  la maggior parte degli Infortuni è per caduta dall'alto. Nel 2021, in Italia si muore come 30-40 anni fa".

E scendendo nella lunga filiera di appalti e subappalti, i rischi per i lavoratori aumentano. Durante gli anni di crisi, infatti, le imprese più grandi sono venute meno. I dati Ance del maggio scorso ci dicono che il 90% delle aziende edili oggi fattura meno di 500mila euro, con soli 2,6 dipendenti. E molte imprese per sopravvivere hanno dovuto ridurre gli investimenti, ad esempio in formazione e sicurezza.

Secondo Antonio Di Franco, vice presidente della Commissione nazionale paritetica per le Casse edili, quella da affrontare "è una sfida culturale": "In questo momento bisogna far passare il messaggio nei confronti delle imprese che investire sulla sicurezza significa investire sul futuro della propria azienda. E difendere i lavoratori e fare la differenza rispetto a chi sta fuori dalle regole".

Ma i sindacati edili denunciano anche altre criticità. A morire nei cantieri, sempre secondo l'Inail,  sono sempre più spesso lavoratori stranieri, più soggetti allo sfruttamento, circa il 20%, e i lavoratori anziani, costretti sulle impalcature da un sistema pensionistico evidentemente iniquo. La fascia di età con il più alto numero di infortuni nel 2020 è quella che va da i 50 ai 54 anni (il 16,6% del totale), mentre la fascia 55-59 rappresenta il 13,4%. Questi ultimi lavoratori, i più avanti con l'età, registrano poi il maggior numero di casi mortali (ben 24), pari al 24,4% del totale.

"Si stanno incominciando a vedere gli effetti della Fornero  - commenta Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea -. Anche per questo abbiamo deciso, insieme a Filca Cisl e FenealUil una grande giornata di mobilitazione per il 13 novembre. Perché abbiamo urgenza che alcune norme vengano immediatamente introdotte. come la patente a punti e la aggravanti di omicidio sul lavoro, ma anche perché rivendichiamo una riforma del sistema previdenziale. Perché i lavori non sono tutti uguali, e perché un edile non può più stare nelle impalcature o in galleria  a 67 anni".