Trieste al centro delle cronache. In questi giorni il porto del capoluogo del Friuli Venezia Giulia è diventato il sorvegliato speciale delle proteste contro l'introduzione dell'obbligo di green pass per poter entrare sul luogo di lavoro. Proteste annunciate e tensioni alle quali hanno dato una risposta netta i sindacati confederali, ribadendo che la maggioranza di una città importante per l'economia del Paese non sia ostaggio di una minoranza.

"Il forte legame tra il porto, i suoi lavoratori e la città non può e non deve essere compromesso da persone che con il porto non hanno nulla a che fare. Il risultato sindacale dà una risposta di solidarietà tra i lavoratori del porto e indica una possibile soluzione anche per altri lavoratori". Inizia così la nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil Trieste.

Leggi anche

Lavoro

Piga (Cgil Trieste): «Il tema vero è l'esigibilità del decreto: troppo pochi i tamponi disponibili in regione»

Per la Cgil la vertenza al porto è risolta dal punto di vista logistico e del costo. Il vero problema è che sono troppi i lavoratori non vaccinati rispetto al numero dei test disponibili
Piga (Cgil Trieste): «Il tema vero è l'esigibilità del decreto: troppo pochi i tamponi disponibili in regione»
Piga (Cgil Trieste): «Il tema vero è l'esigibilità del decreto: troppo pochi i tamponi disponibili in regione»

"Ci sono molti lavoratori portuali che in questi giorni hanno scelto di lavorare e garantire con grande responsabilità e senso di appartenenza l’indispensabile continuità operativa, parlando con dignità alla città e all’autorità portuale.

Le legittime manifestazioni di dissenso devono essere garantite, ma non possono impedire ad un porto e ad una città di continuare a generare reddito e prospettive per il futuro. Quelle persone che hanno dimostrato solidarietà a quei lavoratori portuali in presidio facciano un passo in avanti e liberino il porto e quei lavoratori da un peso e una responsabilità che non hanno.

Non si esasperi questa situazione perché, nel rispetto di tutte le idee, chiediamo che la maggioranza non sia ostaggio di una minoranza".