Si riparte mercoledì 8 settembre. La maratona per la riforma degli ammortizzatori sociali, che aveva avuto il suo inizio con l’incontro tra il ministro Orlando e le parti sociali all’inizio di agosto, avrà un’altra tappa la prossima settimana con un incontro sulle politiche attive. Ma si tratta di due binari paralleli anche dal punto di vista delle risorse, visto che per le politiche attive (nuovi Centri per l’impiego, assunzioni e nuovi percorsi di formazione) i finanziamenti sul tavolo sono notevoli perché stanziati direttamente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (si parla di complessivi cinque miliardi).

Molto più problematica, invece, è la situazione del finanziamento alla riforma degli ammortizzatori sociali, considerato che per l’estensione della cassa integrazione e degli altri strumenti di sostegno al reddito è prevista per ora la cifra di un miliardo e mezzo. Viste le difficoltà oggettive e l’esito non certo brillante del primo incontro di agosto, definito “interlocutorio” dalla Cgil, la nuova data del confronto sugli ammortizzatori sociali non è stata ancora indicata.

Sul tavolo delle politiche attive del lavoro, oltre alle notevoli risorse previste, ci sono anche varie idee innovative che comunque dovranno sciogliere sia vecchi retaggi burocratici (l’esperienza negativa degli uffici di collocamento) sia vari problemi politici, a cominciare dal nuovo ruolo attribuito all’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Di questo ci aveva parlato in luglio il commissario straordinario Raffaele Tangorra

Sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sempre più urgente visto che si avvicina la data del 31 ottobre, giorno di scadenza della proroga del blocco dei licenziamenti, la Cgil è sempre stata chiara. Non si può arretrare dall’obiettivo minimo della riforma, ha spiegato il segretario generale Maurizio Landini: "Includere tutti i lavoratori dipendenti, garantire prestazioni a carattere universale e soprattutto fare un intervento che ampli le protezioni a tutti, anche agli autonomi che ne sono stati esclusi, rafforzando le misure, innanzitutto la cassa integrazione ordinaria e straordinaria e i contratti di solidarietà, decisivi per proteggere il lavoro nella trasformazione”.

Il confronto non ha portato – almeno finora - i significativi passi in avanti che ci si aspettava. Il documento presentato dal ministro, di cui quasi tutti al tavolo hanno apprezzato l’evoluzione, è già un punto di equilibrio fra posizioni molto diverse, e per la Cgil rappresenta la base su cui innestare ulteriori correttivi e miglioramenti (vedi il resoconto dell’incontro dell’inizio di agosto a cura di Patrizia Pallara).

Per il sindacato si parte comunque da un principio: non possono e non devono essere i lavoratori a pagare il prezzo delle crisi e delle transizioni. E gli ammortizzatori devono essere la strada da scegliere prima di aprire procedure di riduzione del personale. Questi gli aspetti del disegno di riforma ministeriale “su cui non sono accettabili tentennamenti", ha concluso Landini: "Una riforma che, come proposta, dovrà avere carattere assicurativo, superando le logiche delle misure emergenziali, e che deve trovare anche da parte delle imprese, dopo una fase transitoria, adeguati finanziamenti per sostenere un impianto in grado di rispondere a un tema di giustizia sociale e a cui tutti saranno chiamati a contribuire”.