In Italia ci sono poco più di 500 sedi centrali dei Centri per l’impiego sparse su tutto il territorio nazionale. Ma, oltre alle sedi centrali, ci sono altre strutture che si occupano di politiche del lavoro e che portano il numero complessivo degli uffici a 840. La situazione è molto diversificata ed è cambiata negli ultimi anni. Nel Rapporto 2017 si andava dai 62 Centri per la Lombardia (la regione a quel tempo più fornita di strutture preposte alle politiche attive) ai 3 Centri per il lavoro per il Molise e la Valle D’Aosta. Dopo la Lombardia c'erano la Campania con 46 Cpi, la Toscana con 43 e la Puglia con 42. Sotto il livello di 40 ci sono Veneto (39), Emilia Romagna (38), Lazio (34) e Sicilia con 33 Cpi. Una regione importante come il Piemonte si attesta sui 30 Cpi, mentre la Sardegna – che pure vanta un’importante esperienza nella gestione delle politiche attive, si attesta sui 28 Centri. Ma i dati di quell'anno vanno aggiornati con le novità degli ultimi anni e ora ai primi quattro posti della classifica delle strutture ci sono la Puglia (89 strutture), la Campania (87), la Lombardia che passa dunque al terzo posto con 79 strutture e la Sicilia con 67.

Quanti sono gli operatori
Interessanti anche i dati sul numero degli operatori. Sempre dall'ultimo Rapporto sulle politiche attive in Italia risultano 8.081 dipendenti dei Centri per l'impiego. A sorpresa il numero maggiore di operatori si riscontra in Sicilia con 1.764 dipendenti dei Cpi. Al secondo posto la Lombardia con 771 operatori; al terzo e quarto posto la Toscana e il Lazio con lo stesso numero di operatori: 677. Interessante notare però la diversa divisione del lavoro tra gli operatori. Mentre infatti in Toscana e nel Lazio gli operatori sono utilizzati soprattutto nel "front office", il rapporto diretto con gli utenti (83,6% e 84,85), in Lombardia e Sicilia la percentuale di operatori addetti al "front office" si attesta tra il 73 e il 77,7%.

Gli utenti
I principali utenti dei Centri per l’impiego si trovano tra i giovani Neet (84,1%), i disoccupati percettori di ammortizzatori sociali (57,7%), i disoccupati di lunga durata (36%) e le persone con disabilità (31,2%). Ma tra chi si rivolte ai Centri per l’impiego ci sono anche i lavoratori “maturi” (over 50), le donne che hanno bisogno di essere reinserite nel mondo del lavoro e gli stranieri. Questi utenti chiedono soprattutto un supporto alla ricerca di lavoro o il disbrigo delle pratiche amministrative degli ammortizzatori sociali. 

Le funzioni
I Cpi sono preposti essenzialmente all’accoglienza e all’orientamento al lavoro, ma ovviamente anche alla formazione e all’accompagnamento al lavoro vero e proprio. Le maggiori criticità del sistema attuale si riscontrano nel sottodimensionamento del personale (problema che sta per risolversi con l’ondata di assunzioni prevista), e su un set limitato di azioni che oggi si esauriscono quasi sempre nella semplice “presa in carico”. Paradossalmente questi strumenti sono ancora poco efficienti e funzionali nell’attivazione delle politiche attive. Mancano orientatori professionali, mentre la gestione degli uffici del lavoro è quasi sempre caratterizzata dall’emergenza: crisi industriali, licenziamenti, lunghi periodi di cassa integrazione. Nei sondaggi realizzati emerge la necessità di una grande campagna informativa che renda i Centri per l’impiego riconoscibili sul territorio (tipo le Poste, per capirci) e l’avvio di una grande fase formativa per i dipendenti storici e soprattutto per tutti quelli che stanno per essere assunti. Servono nuove figure professionali a cominciare dagli psicologi, dai mediatori culturali e dagli orientatori.