Sono trascorse poche ore da quando il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha dichiarato che più che prorogare il blocco dei licenziamenti, in scadenza il prossimo 30 giugno, sarebbe meglio prorogare la cassa in deroga, che un'ipotesi al vaglio del governo potrebbe essere quella di ragionare settore per settore, impresa per impresa. La risposta del sindacato di Corso d'Italia, che nelle ultime settimane aveva ripetutamente chiesto invece di mantenere quel laccio stretto attorno all'emorragia di posti di lavoro, non si fa attendere.

"Oggi è il momento della protezione del lavoro, non dei licenziamenti - ha ribadito in un'intervista al Tg2 il segretario generale della Cgil Maurizio Landini - e occorre gestire questo passaggio senza ulteriori fratture, quelle che ci sono state sono già abbastanza pesanti. Noi diciamo che il blocco dei licenziamenti deve essere mantenuto fino al 31 di ottobre per tutti. Dopo quella data, quando avremo la riforma degli ammortizzatori sociali. saremo pronti ad affrontare la situazione perché a quel punto avremo gli strumenti per far sì che i licenziamenti non siano uno strumento di riorganizzazione del lavoro delle imprese".

Intanto di fatto i numeri del mercato del lavoro già parlano chiaro: secondo l'Istat da inizio pandemia l'Italia ha perso 945mila posti, così dimostra il confronto tra i dati di febbraio 2020 e quelli dello stesso mese del 2021. Quasi 1 milione di lavoratori e lavoratrici rimasti a casa, mentre si affollano le vertenze che prendono corpo davanti al ministero dello Sviluppo economico.

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Di tempo insomma non ce n'è più come dimostrano anche le storie che arrivano dai territori e che testimoniano enormi sofferenze da parte di chi lavora. Non è un caso che dalla Lombardia, duramente colpita dagli effetti del Covid, si sia subito alzata la voce della Cgil regionale. Per il segretario generale Alessandro Pagano serve da parte del governo più rispetto per i lavoratori.

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Ma a lanciare l'allarme è anche lo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati. Per Ivan Pedretti, che guida la categoria: "Senza una riforma degli ammortizzatori sociali non è possibile sbloccare i licenziamenti. Vuol dire mandare a casa migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori lasciandoli senza alcuna protezione. Il ministro del Lavoro si deve assumere la responsabilità di risolvere una situazione che rischia di esplodere e di fare danni, aprendo con urgenza una discussione con i sindacati. Altrimenti occorrerà pensare a come e a quando mobilitarsi".

La mobilitazione insomma non è esclusa. Lo ha ripetuto più volte il sindacato in queste settimane. Adesso potrebbe diventare realtà.