Si terrà sabato 22 maggio, alle 10, davanti all’ingresso B dello stabilimento Stellantis di Melfi, il presidio di Cgil, Cisl, Uil, Fim, Fiom, Uilm, Confsal, Ugl a difesa dei livelli occupazionali, della capacità produttiva e delle condizioni di lavoro di Stellantis e dell’ area industriale di San Nicola di Melfi.

"La fusione tra Fca e Peugeot non può essere considerata una semplice operazione economico-industriale tra grandi gruppi dell’auto. Si farebbe un grave errore di sottovalutazione. L’Italia, con la nascita di Stellantis, deve salvaguardare il know-how dell’industria automobilistica nazionale, pena un rischio concreto per il destino delle politiche industriali e di migliaia di lavoratori e di interi territori e distretti produttivi, tanto più che la fusione non interviene solo sugli stabilimenti di assemblaggio. Ci sono due filiere di fornitura che vanno a sovrapporsi con rischi sulla filiera di prossimità con gravissime conseguenze sull’indotto. Ci aspettiamo che il Governo vigili sul rispetto da parte dell’azienda degli impegni assunti sugli investimenti e sul mantenimento dei livelli occupazionali nonché degli standard qualitativi del lavoro. La riduzione dei costi di produzione  non può passare  attraverso  il peggioramento della sicurezza e dell’ organizzazione del lavoro, così come recita la sottoscrizione della linea di credito statale per oltre 5,6 miliardi, destinata alle attività nazionali del gruppo Fca", affermano le diverse sigle sindacali.

"Ricordiamo che gli impegni assunti riguardano il proseguimento dell’attuazione dei progetti industriali; l’avvio di investimenti ulteriori; l’impegno a non delocalizzare la produzione dei modelli di veicoli oggetto di industrializzazione nell’ambito del piano; il raggiungimento della piena occupazione entro il 2023. La necessità del tavolo nazionale – che abbiamo chiesto nuovamente in questi giorni - è ancora più urgente dopo le dichiarazioni dell’ad Tavares in contemporanea con il confronto che abbiamo tenuto al Tavolo insediato in Regione, il quale ha annunciato che “Stellantis è pronta per cambiamenti drastici e scelte coraggiose”: un annuncio che richiede precisazioni", continuano i sindacati.

"Abbiamo sollecitato la Giunta a realizzare un’alleanza fra li territori interessati (Basilicata, Puglia e Campania) e che i parlamentari delle tre Regioni idi maggioranza e opposizione intervengano con più forza nei confronti del presidente Draghi per convocare il tavolo nazionale su Stellantis e sulle scelte di politica industriale del settore auto. Ciò al fine di avviare un confronto immediato con i vertici di Stellantis e per chiarire, nell'ambito del piano industriale del gruppo, il ruolo dello stabilimento di Melfi e più complessivamente delle produzioni del Mezzogiorno e per mettere al centro della programmazione del Pnrr, per quanto riguarda il capitolo delle infrastrutture, il potenziamento del sistema dei trasporti e della logistica nell'ambito dei collegamenti della trasversale appenninica", proseguono le organizzazioni dei lavoratori.

"Abbiamo anche chiesto alla Regione di assumere misure per rendere più conveniente ed efficiente il sistema dei servizi a sostegno dell'area industriale di Melfi nell'ambito della riforma dei consorzi industriali, oggi elemento di debolezza in particolare per le aziende dell'indotto; di prevedere forme di incentivazione per attrarre nuovi investimenti nell'area industriale del melfese; di semplificare le procedure burocratiche in previsione del nuovo ruolo che l'indotto dovrà svolgere nel rinnovato modello produttivo di Stellantis; di sostenere il sistema dei trasporti e della logistica al servizio del polo automotive di Melfi. Siamo consapevoli che Melfi, pur rappresentando un'eccellenza nel panorama dell’industria automobilistica globale, rappresenta comunque un elemento del più complesso sistema produttivo del gruppo e come tale dovrà ricevere le giuste attenzioni per garantire gli attuali livelli occupazionali. Gli accadimenti recenti sembrano smentire quelle dichiarazioni e non vanno nella direzione di rispetto degli impegni sugli investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali", aggiungono confederali e metalmeccanici.

"La partecipazione statale francese, non compensata da quella italiana, all’interno del gruppo Stellantis rischia di penalizzare gli impianti italiani. Il lungo silenzio dei governi Italiani rispetto ad un processo in atto su uno dei settori strategici del Paese deve interrompersi. La politica italiana è chiamata a mettere in campo tutte le azioni necessarie a proteggere e, ancor più, a rilanciare lo sviluppo dell’automotive disinnescando il rischio di una grande frattura sociale che aumenterebbe, peraltro, diseguaglianze tra classi e territori. La zona industriale di Melfi con l’indotto Stellantis è il banco di prova di una reale volontà di questo governo di avere il Mezzogiorno come priorità delle politiche di sviluppo. E ciò può avvenire solo utilizzando tutte le risorse a disposizione, Pnrr compreso, per un organico piano di rafforzamento di tutti i siti produttivi dell’auto nel nostro paese cogliendo la sfida dei processi in atto di trasformazione della mobilità sostenibile, visto che in Italia circolano 20 milioni di veicolo a grande impatto ambientale", rilevano ancora i sindacati.

"Chiediamo inoltre di creare un polo scientifico regionale tra il  campus di ricerca di Melfi, l’Università degli studi della Basilicata ed Enea per migliorare la competitività nella ricerca strategica quale un polo di ricerca per celle combustibili a idrogeno, coinvolgendo Stellantis, Eni e Total e attingendo proprio dalle risorse previste dal Pnrr. La Basilicata ha tutte le caratteristiche e potenzialità per diventare un grande hub di produzione di idrogeno. Tutte le forze sociali, le rappresentanze, datoriali e sindacali, sono chiamate alla mobilitazione e spingere all’unisono affinché il governo regionale di Basilicata intervenga con forza con il governo nazionale. Pretendiamo che non si arretri di fronte ai disinvestimenti di Stellantis, con una visione strategica di lungo respiro che coinvolga l’intero Sud con un aumento della competitività infrastrutturale, a salvaguardia di tutti i lavoratori coinvolti nella filiera dell’automotive", concludono le forze sindacali.