Il contratto in agricoltura ha una struttura particolare, legata alle peculiarità del settore. C’è un contratto collettivo nazionale di lavoro che scadrà il prossimo 31 dicembre e che ha durata quadriennale. Poi ci sono i contratti provinciali di lavoro. In tutto sono 96. I salari sono coperti per due anni dal contratto nazionale e per gli altri due dai contratti provinciali e, pertanto, il salario determinato da contratti provinciali è di primo livello come quello del contratto nazionale. Ma il biennio coperto da questi ultimi è ormai terminato nel dicembre 2019 e finora di rinnovi ne sono stati portati a casa solo nove.

Sicuramente ci stiamo muovendo in un contesto reso ancor più difficile dalla pandemia. Già nel rinnovo precedente abbiamo avuto grosse difficoltà. Quindi il ritardo è dovuto in parte alla situazione contingente, in parte invece a una resistenza sotterranea delle parti datoriali.

Le resistenze sono quelle classiche: le imprese vogliono spendere il meno possibile. Inoltre, con la legge 199 contro il caporalato è stato modificato l’articolo 603 del codice penale: per la prima volta nella storia italiana è stato messo nero su bianco che orari, ferie e salario di riferimento perché un datore sia considerato in regola dal punto di vista penale sono i contratti nazionali e territoriali firmati dai sindacati. Questo ha comportato un’attenzione maggiore da parte dei datori di lavoro alla parte economica, spesso associata alla richiesta di individuare salari più bassi di quelli esistenti e concordati.

La potestà contrattuale dei cpl è provinciale per cui formalmente e sostanzialmente le piattaforme sono elaborate dalle strutture provinciali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Questo perché ogni territorio ha una storia a sé e una situazione diversa. Quello che facciamo a livello nazionale è assicurarci che alle nostre strutture territoriali arrivino delle linee guida di massima che elaboriamo unitariamente e che danno indicazioni su temi generali come, per esempio, appalti e violenze di genere. Sul salario definito dai contratti provinciali le paghe orarie sono estremamente variabili da territorio a territorio. Si va da poco meno di 6 euro a oltre 15 euro a seconda della provincia. Questo perché l’agricoltura è fatta da produzioni molto diverse tra loro che hanno un diverso margine di valore e implicano professionalità diverse. Anche gli aumenti vengono richiesti a percentuale. Non esiste un parametro definito e uguale per tutti. Ma la grande preoccupazione è che difficilmente si riesce a recuperare il pregresso, ciò significa che al momento abbiamo ancora 15 mesi scoperti che difficilmente saranno recuperati.

Anche per questo saremo in piazza. Il tempo stringe e per le lavoratrici e i lavoratori del settore è essenziale rinnovare rapidamente i contratti provinciali.


Davide Fiatti è segretario nazionale Flai Cgil