È arrivata la svolta. Le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata avranno il contratto. Le associazioni dei datori di lavoro, Aris e Aiop, hanno siglato la ratifica definitiva. Si chiude così una vacanza contrattuale durata quattordici anni, tre anni di trattativa e soprattutto una grande mobilitazione del sindacato. Una vertenza lunga e complessa che ottiene il risultato.

Aris e Aiop avevano rinnegato la preintesa di giugno. A quel punto è scattata la protesta: una serie di iniziative unitarie culminata nel giorno dello sciopero nazionale, lo scorso 16 settembre, quando i lavoratori della sanità privata sono scesi in piazza in tutta Italia. A incrinare il fronte delle imprese è stato per primo l'Aiop dell'Emilia Romagna, annunciando che avrebbe applicato la preintesa dal 1° ottobre.

“La notizia della ratifica definitiva da parte di Aris ed Aiop del contratto della sanità privata, con il via libera alla sottoscrizione, sicuramente risponde allo sciopero nazionale del 16 settembre scorso. Avevamo già raggiunto l’intesa nel mese di giugno, questi mesi ulteriori nei quali è stato negato ai lavoratori il diritto al contratto rappresentano sicuramente una pagina non bella delle relazioni sindacali”. Lo dichiarano i segretari generali della Fp Cgil, Serena Sorrentino, della Cisl Fp, Maurizio Petriccioli, e della Uil Fpl, Michelangelo Librandi.

I sindacalisti quindi aggiungono: “Registriamo che gli organismi deliberanti delle associazioni datoriali, anche grazie alle ulteriori dichiarazioni di impegno del ministro della Salute Roberto Speranza e all’attivazione delle Regioni per accelerare l’iter di approvazione delle delibere sulle risorse, sono arrivati alla positiva conclusione di questa vertenza lunga, inedita, complessa, nella quale le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata hanno dato una straordinaria prova di dignità”.

Le ragioni che hanno portato allo stallo risiedono nell’atteggiamento di una parte del sistema delle imprese, che guarda al profitto più che al valore del lavoro e dei servizi di cura. Così le sigle: “Rinnoviamo alle istituzioni la richiesta di avviare a breve il confronto sulla revisione dei meccanismi di accreditamento”.

“Ora, fuori tempo massimo, aspettiamo la convocazione per la firma sul testo definitivo. Vigileremo sulla corretta applicazione di tutte le previsioni del nuovo contratto nazionale, azienda per azienda. Troppi furbetti hanno remato contro sia alla firma di un contratto, che arriva dopo quattordici anni, sia contro l’idea della parificazione di trattamento tra lavoratori della sanità pubblica e quelli che operano in strutture accreditate. Per il sindacato è un giorno importante, ancor di più per le lavoratrici e lavoratori che sanno che Cgil, Cisl e Uil sono sempre stati al loro fianco e continueranno ad esserci”, concludono.

Così Serena Sorrentino in un post: "Dopo la straordinaria riuscita dello sciopero nazionale oggi Aris e Aiop ratificano il contratto. Grazie alle lavoratrici e lavoratori che hanno creduto nella battaglia per la difesa del contratto: stesso lavoro e stessi diritti".

A commentare la firma è anche il ministro della Salute, Roberto Speranza: "Sono davvero soddisfatto. Finalmente si è sbloccato il nuovo contratto della sanità privata. Oltre centomila lavoratori della salute aspettano questo momento da quattordici anni. Più diritti, più tutele e più garanzie per tutti".

Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, il via libera "rappresenta sicuramente una buona notizia, che riconosce l'importanza del lavoro svolto dagli operatori del settore per il Paese". La conclusione positiva "è il frutto della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata e rappresenta un risultato importante, perché arriva a distanza di ben quattordici anni dall'ultimo rinnovo. E introduce la parificazione di trattamento tra i lavoratori della sanità pubblica e quelli che operano nelle strutture accreditate". Dopo lo sblocco del contratto, aggiunge Landini, "è necessario aprire una nuova stagione per il rinnovo di tutti i contratti pubblici e privati, che riguardano nel nostro Paese più di dieci milioni di lavoratrici e lavoratori".