La sanità privata è scesa in piazza in tutta Italia. Nel giorno dello sciopero nazionale, oggi, mercoledì 16 settembre, le lavoratrici e i lavoratori hanno fornito una prova di forza. La situazione non è più sostenibile: bisogna firmare subito il rinnovo del contratto nazionale che manca da 14 anni. Le associazioni datoriali, Aris e Aiop, hanno rinnegato la preintesa. Lo sciopero unitario di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl chiede la firma subito, senza più indugi. I lavoratori che sono stati in prima linea contro il Covid meritano la valorizzazione e gli aumenti salariali.

Proprio loro sono i protagonisti di questa giornata, i lavoratori. Si sono riversati in molte piazze del Paese, con manifestazioni e presìdi, per far sentire la loro voce ed esternare la rabbia. È ormai una lunga protesta, che passa per varie iniziative fino ad arrivare allo stop nazionale di oggi, che si è reso necessario perché i datori di lavoro non cambiano la loro posizione. A questo punto della mobilitazione, la spiegazione più significativa risiede nelle parole di lavoratori, sindacalisti, manifestanti. Li abbiamo raccolti in video. 

"È una vicenda incredibile: un contratto non sottoscritto da 14 anni, un atteggiamento irriguardoso nei confronti dei lavoratori. Se fai lo stesso lavoro devi avere gli stessi diritti: per gli operatori della sanità accreditata rivendichiamo lo stesso trattamento della sanità pubblica". Così Marco D'Acunto, segretario generale della Fp Cgil Campania.

 

 


A Napoli la manifestazione va in onda sotto la sede locale della Confindustria. "Siamo a qui a manifestare il nostro disagio: dopo il dietrofont di Aris e Aiop, adesso il rinnovo va siglato subito in maniera definitiva".

 

 


"Siamo molto arrabbiati perché stiamo facendo la storia negativa dell'industria italiana: dopo 14 anni non è ancora stato firmato il nostro contratto". Così una lavoratrice, che partecipa alla manifestazione di Napoli.

 

 


Le operatrici della casa di cura San Camillo di Cremona raccontano il loro stato d'animo: "Chiediamo semplicemente una cosa: di non essere considerati eroi, ma venire valorizzati per quello che siamo. Siamo infermieri, ausiliari, addetti al laboratorio, tecnici. Siamo stanchi di non avere il contratto rinnovato".

 

 


Dall'iniziativa in Umbria arriva la notizia di un'altissima adesione di tutte le strutture, private e convenzionate. I lavoratori vanno in piazza per testimoniare contro "questa gravissima ingiustizia: i padroni-predoni che rifiutano la parità di trattamento tra noi e la sanità pubblica".

 

 


Il Piemonte si mobilita in massa. Così Massimo Esposto, della segreteria regionale Fp Cgil: "Si sono dimenticati che il contratto è fermo da 14 anni, che ci sono stati tre anni di trattativa, poi Aris e Aiop hanno deciso di non firmare. Una situazione incresciosa".

 

 


La rabbia degli operatori diventa evidente guardando le immagini della manifestazione di Bari: "L'accordo è stato fatto, firmateci il contratto", scandiscono tutti in coro.

 

 


A Bologna le parole al megafono di Marco Blanzieri, della segreteria Fp Cgil Emilia-Romagna, durante il presidio davanti alla sede di Confindustria.

 

 

Anche a Roma, naturalmente, vasta è la partecipazione all'iniziativa indetta dai sindacati. E anche qui il disagio delle donne e uomini della sanità privata appare evidente: "Abbiamo dato tutto, non possiamo darvi di più, sono tanti anni che aspettiamo. Non avete più scuse. Vogliamo il giusto salario come i nostri colleghi del pubblico". E dai lavoratori si alza il coro: "Vergogna, vergogna".

 

 


Bergamo è stata una delle città più tristemente colpite dall'epidemia di Covid-19. Gli operatori sanitari sono stati in trincea contro il virus, tutti sullo stesso piano, senza alcuna differenza tra pubblico e privato. Non potevano mancare le loro voci. 

Solidarietà e vicinanza alla protesta arriva anche dalla Cgil nazionale. Per il segretario confederale, Tania Scacchetti, “quanto stanno vivendo gli operatori della sanità privata è vergognoso. È scandaloso infatti che le associazioni imprenditoriali, dopo 14 anni, si rifiutino di ratificare un'intesa già raggiunta per rinnovare il contratto collettivo nazionale”.

A cura di Emanuele Di Nicola, Ivana Marrone, Giorgio Sbordoni