Se vai in televisione e annunci: assumeremo 84.808 insegnanti e 11.000 Ata – come ha fatto ieri la ministra Azzolina durante la trasmissione In Onda – il risultato mediatico è assicurato. E così è stato. Senza che nessuno però cerchi di capire cosa significhino effettivamente quei numeri e, soprattutto, come e se potranno poi realmente avvenire queste immissioni in ruolo. 

Annamaria Santoro, responsabile del dipartimento contrattazione della Flc Cgil, li commenta così: “Ben vengano le assunzioni, figuriamoci. Ma i nodi sono due. Il primo riguarda la quantità: i posti vacanti sono ben 212.000, più del doppio dunque delle stabilizzazioni annunciate. E poi le modalità: molte delle graduatorie a esaurimento sono sguarnite e dunque sarà difficile in molti casi trovare docenti da assumere”.

Non è disfattismo: lo scorso anno non sono state assegnate per mancanza di candidati idonei ben il 60 per cento di cattedre ed è difficile pensare che quest’anno – con il rinvio del concorso straordinario – possa andare diversamente.

Per questo, come ampiamente raccontato su Collettiva, i sindacati avevano proposto per i precari storici un “vero” concorso straordinario: assunzione da settembre e prove al termine dell’anno scolastico. Una proposta, come è noto, bocciata dal governo per una bislacca idea di “merito” applicata a docenti che spesso sono in cattedra anche da dieci anni. Insomma: pur ammesso e non concesso che le 84.000 assunzioni saranno fatte, resteranno scoperte circa 120.000 cattedre. 

I numeri
Ma vediamo i numeri in dettaglio. Alla cifra indicata dalla ministra si arriva sommando i 30.000 pensionamenti di quest’anno e i circa 50.000 posti non assegnati lo scorso anno per carenza di candidati o a causa di pensionamenti trattati tardivamente dall'Inps. Rimane poi l’annoso problema dei circa 80 mila posti in deroga sul sostegno la cui stabilizzazione per i sindacati non è più  rinviabile.

Anche per ciò che riguarda il personale Ata, i numeri sono molto meno decisivi di come appaiano: gli 11.000 posti annunciati, infatti, coprono a malapena il turn-over di quest’anno: per i sindacati serve una vera e propria inversione di rotta, con una norma che consenta, come già avviene per i docenti, assunzioni su tutti i posti vacanti e disponibili.

Ultima, ma non per importanza la questione che riguarda i 50.000 docenti e Ata a tempo determinato assunti per far fronte all’emergenza covid: una norma contenuta nel decreto rilancio ne prevede il licenziamento senza indennizzo in caso di nuovo lock-down. Il che, ovviamente, rappresenta un’ingiustizia inaccettabile.