Primo operaio positivo al coronavirus all'interno dell’ex Ilva di Taranto. Si tratta di un addetto agli impianti di ossigeno che venerdì notte, mentre era in servizio in fabbrica, è stato colto da malore e ha avvertito sintomi riconducibili al Covid-19. Il lavoratore, a cui è stata diagnosticata una polmonite interstiziale, è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive dell'ospedale Moscati. 

“Si pensi alla salute alla salute dei lavoratori e delle tante famiglie che ovviamente entrano in contatto con loro quando rientrano a casa, questa è la vera emergenza. Non serve appellarsi alla scusa che bisogna rispettare i tempi dell'Aia (l’autorizzazione di impatto ambientale, ndr), l’Aia può aspettare, ora, se la fabbrica si ferma. Lo chiederemo ancora al prefetto e al ministero, si intervenga urgentemente: non è più tempo di girarci intorno”. A rilanciare l’appello è il segretario generale della Cgil di Taranto Paolo Peluso in un video sulla pagina Facebook della Camera del lavoro.

“Non è questione di affari e di profitto – sottolinea – è una questione di tutela della salute di un'intera comunità che va oltre la città di Taranto e riguarda tutta la provincia e i Comuni di altre province vicine. Lo ripetiamo: è un'emergenza che deve far concentrare tutte le istituzioni del territorio a partire dal prefetto. Noi chiediamo naturalmente che su questo convergano il sindaco, il presidente della Provincia e lo Spesal: bisogna fermare la fabbrica, non è più tempo di aspettare”.

A quanto si apprende, l’azienda ha proceduto a sanificare l’edificio, predisponendo il protocollo Covid, e ora si dovrà sottoporre al test anche chi ha avuto contatti con l’operaio negli ultimi giorni, compresi i colleghi di lavoro. L’Asl di Taranto ha avviato la procedura prevista in caso di contagio dal virus e sta ricostruendo, insieme all’azienda, i luoghi e i contatti frequentati dallo stesso lavoratore. 

Come organizzazioni sindacali – si legge in un comunicato firmato dai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto – auguriamo una pronta guarigione al lavoratore ed esprimiamo grande preoccupazione per il rischio che il contagio da Covid-19 possa diventare, di fatto, un caso di focolaio difficilmente gestibile. In questa fase complicatissima – aggiunge la nota –, oltre a continuare ad abbassare i numeri dei lavoratori all’interno della fabbrica, serve una cabina di regia con le istituzioni preposte, azienda e organizzazioni sindacali, per garantire la massima trasparenza e coadiuvare tutte le azioni da intraprendere al fine di salvaguardare, mai come in questo momento di emergenza sanitaria, la salute dei lavoratori”. Fim, Fiom, Uilm e Usb in conclusione “ritengono necessario riaprire un tavolo di confronto con azienda e istituzioni preposte per continuare a lavorare e garantire una minor presenza di lavoratori all’interno dello stabilimento siderurgico affinché si possa contenere il rischio da contagio da coronavirus”.