Al sud si guadagna di meno. Il reddito medio di un lavoratore dipendente nel Mezzogiorno, infatti, e' inferiore di circa 5.000 euro rispetto a quello di un lavoratore del Nord Ovest. E' quanto si evince dalle ultime stime regionali dell’Istat. L'istituto statistico precisa che al primo posto della classifica del reddito 2007 si situa il Lazio (38.328 euro di media), seguito da Lombardia (37.567 euro) e Valle d'Aosta (37.042), mentre all'ultimo è la Calabria 29.803 euro). Riguardo le macroregioni, a fronte di una media italiana che registra un reddito di 35.131 euro, il Nord Ovest mette a segno un valore piu' elevato e pari a 37.100 euro, il Centro si attesta su 36.178 euro, il Nord Est su 35.094 euro, mentre al Sud si scende a 32.186 euro. Lo scarto tra Mezzogiorno e Nord Ovest è quindi, in termini di reddito medio, attorno ai 5 mila euro.

I Conti economici regionali pubblicati dall'Istat evidenziano per il 2007 una crescita del Pil nel Mezzogiorno del solo +0,7 per cento, rispetto a quella del Nord-Ovest (+1,6), del Nord-Est (+1,9) e del Centro (+1,7). Le Regioni che sono cresciute di più sono Liguria e Umbria, col +2,3 per cento.

La distribuzione territoriale dei lavoratori vede in testa la Lombardia, con una percentuale del 18,4. Seguono il Lazio, con il 9,9 per cento, il Veneto, con il 9,3 per cento, e il Piemonte, con l'8 per cento. In coda la Valle d'Aosta, con lo 0,2 per cento, e il Molise, con lo 0,5.

“Si conferma la spaccatura crescente tra il Nord e il Sud del Paese”, commenta la segretaria confederale della Cgil Vera Lamonica: “Il dato risulta particolarmente preoccupante in prospettiva – spiega Lamonica - perchè il Mezzogiorno vive oggi un incremento tragico di ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria: il timore, oltre alla preoccupazione del dato di oggi, è soprattutto per quello che sarà il dato del 2008”. Sostiene la dirigente Cgil: “Nel Mezzogiorno la crisi sociale è a livelli preoccupanti, i redditi continuano la loro flessione negativa, i giovani emigrano sempre più frequentemente e nel frattempo il governo, con la sua manovra triennale, dimentica completamente questa parte del paese in evidente difficoltà”.

E così conclude: “Il governo dà segnali di non volere affrontare i temi e le cause del divario. Da una parte, infatti, non offre misure concrete di sviluppo e crescita specifiche per il Sud e dall’altra toglie a questa parte del Paese risorse già destinate, com’è stato ad esempio per la misura del taglio dell’Ici finanziato con i soldi per le infrastrutture di Calabria e Sicilia, ovvero le due stesse regioni che nelle stime dell’Istat occupano rispettivamente il penultimo e l’ultimo posto.