“Mancano pochi mesi alla scadenza del Pnrr, ma i forti ritardi mettono a rischio l’attuazione dei progetti della Missione Salute”. A denunciarlo è la segretaria confederale Cgil Daniela Barbaresi, commentando il monitoraggio sulla Missione 6 del Pnrr elaborato dall’Area Stato sociale della Confederazione: “Sono stati spesi meno di un terzo dei finanziamenti. Senza un energico scatto finale, a poco possono valere le ipocrite rassicurazioni del governo”.

I numeri

La Cgil evidenzia che i ritardi nell’attuazione dei progetti riguardano l’intera Missione Salute. Dei 10.127 progetti finanziati per 19,6 miliardi di euro (di cui 14,6 miliardi di euro di risorse Pnrr) a ottobre 2025 sono stati spesi 6,1 miliardi di euro, pari al 31,2 per cento dei fondi disponibili, e completati il 41,5 per cento dei progetti complessivi.

Particolarmente critica la situazione dei progetti destinati alla realizzazione delle reti di prossimità e strutture per l’assistenza territoriale: a ottobre risulta speso solo il 28,9 per cento dei 10,2 miliardi di euro disponibili, e solo il 29,1 per cento dei progetti è stato completato. In meno di otto mesi dovranno essere terminati 1.984 progetti e spesi 7,2 miliardi di euro.

Allarmante è anche la realizzazione delle Case di comunità, con solo il 5,1 per cento dei progetti completati e solamente il 23,8 per cento speso dei 2,8 miliardi di euro di finanziamenti complessivi. La situazione più critica si fotografa in Molise, dove i pagamenti effettuati sono fermi all’8,1% per cento dei finanziamenti complessivi, in Sardegna (10,6), Campania (13,7) e Calabria (14,3). Solo in due regioni, Liguria e Valle d’Aosta, i pagamenti effettuati hanno superato la metà dei finanziamenti.

Ritardi ancora maggiori nella realizzazione degli Ospedali di comunità: a ottobre 2025 solo il 4,4 per cento dei progetti finanziati è stato completato e risulta speso solo il 20,7 per cento dei fondi disponibili. “Di questo passo – sottolinea Barbaresi – serviranno anni per terminare tutte le opere previste”.

I territori con i maggiori ritardi sono la Provincia autonoma di Bolzano, dove i pagamenti effettuati sono fermi al 7,7 per cento dei finanziamenti complessivi, la Sardegna (8,0), la Puglia e la Campania (12,3). A parte la Valle d’Aosta, dove i pagamenti effettuati rappresentano il 95,0 per cento dei finanziamenti, in nessuna regione le spese superano il 40 per cento dei fondi disponibili.

Ritardi anche per i progetti relativi alla telemedicina e alla casa come principale luogo di cura, una misura che ha l’obiettivo di migliorare l’assistenza delle persone con patologie croniche e aumentare il numero dei pazienti assistiti nelle proprie abitazioni (con particolare attenzione agli over 65). A ottobre risultano completati più di tre quarti dei progetti (75,6 per cento), ma le spese effettuate raggiungono a malapena il 33,1 per cento dei fondi disponibili.

Barbaresi, Cgil: “Ancora pochi mesi per evitare il fallimento”

I numeri, insomma, parlano da soli. “In questo scenario – sostiene la segretaria confederale – risulta sempre più difficile credere che si possa riuscire a terminare i progetti entro giugno 2026, data prevista per la scadenza definitiva”.

Resta poi il nodo del personale. “Per migliorare la qualità della vita delle persone non è sufficiente costruire le strutture, ma è fondamentale dotarle del personale necessario per assicurare servizi efficienti e un’adeguata assistenza sanitaria”, aggiunge la segretaria confederale Cgil.

“Per il corretto funzionamento di Case e Ospedali di comunità occorrerebbe assumere almeno 36 mila unità tra infermieri, operatori sociosanitari, assistenti sociali e altre figure professionali, senza contare i medici. Ma nella legge di bilancio 2026, in procinto di essere votata, il governo sembra aver ignorato il problema”, conclude Barbaresi: “Non c’è più tempo. Restano pochi mesi, o sarà troppo tardi per evitare il fallimento annunciato di un’occasione irripetibile”.