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Oggi ricorre il 47° anniversario della legge 833/78 istitutiva del servizio sanitario nazionale, pubblico e universale. Una conquista frutto anche di una straordinaria stagione di lotte dei lavoratori, di partecipazione e di conquiste sul fronte dei diritti sociali e civili.
Il servizio sanitario nazionale, pur tra tante difficoltà per mancanza di risorse e personale, rimane tra i migliori al mondo. Continua a garantire eccellenti esiti di salute, qualità delle cure, efficienza degli interventi e questo lo si deve in gran parte all’essere pubblico, universalistico e solidale.
Dietro a questi risultati c’è la professionalità del personale sanitario e un sistema che, nonostante sia logorato, sottofinanziato, privato da troppo tempo delle risorse economiche e umane necessarie, vuole ancora garantire il rispetto del diritto alla salute ma non può più continuare a reggersi solo con il sacrificio di chi ci lavora.
Il servizio sta vivendo da tempo una grave crisi sistemica e di sostenibilità e fatica a garantire alla popolazione un’effettiva equità di accesso all’assistenza sanitaria, con possibili conseguenze sulla salute delle persone.
Il governo continua a ridurre la quota di finanziamento del servizio sanitario sul Pil, mentre cresce prepotentemente la spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie arrivata a superare 43 miliardi di euro all’anno.
Gli effetti sono evidenti e li conosciamo tutti: tempi di attesa insostenibili, 8 Regioni in grande difficoltà nel garantire i livelli essenziali di assistenza, profonde diseguaglianze tra persone e territori, assistenza e cure sempre più inaccessibili se non ricorrendo al privato e pagando di tasca propria o rinunciando a curarsi come è costretto a fare un decimo della popolazione, mentre il personale sanitario insufficiente e non adeguatamente valorizzato economicamente e professionalmente.
Sono i numeri, frutto di scelte politiche sbagliate su fisco e sanità, dello stato in cui versa quella che dovrebbe essere la principale infrastruttura sociale del Paese a tutela del diritto fondamentale alla salute e fattore indispensabile per coniugare il benessere della popolazione, la crescita, lo sviluppo economico e la coesione sociale.
C’è un problema di risorse insufficienti, ma anche di progressiva privatizzazione della salute e della sanità. La recente delibera della Regione Lombardia sulla cosiddetta “super intra moenia”, con percorsi assistenziali privilegiati anche nelle strutture pubbliche per coloro che beneficiano della copertura di un fondo sanitario integrativo o di una polizza sanitaria, che rappresenta un cambio di paradigma delineando i presupposti per il superamento dell’universalismo, così come gli scandali delle cronache di queste settimane (dal primario del Sant’Eugenio di Roma che dirottava i pazienti verso le cliniche private, alla vicenda del S. Raffaele di Milano con interi reparti con solo personale delle cooperative impreparato a quel ruolo) sono l’ennesima prova dell’urgenza di rilanciare e rafforzare il servizio a tutela del diritto alla salute.
Giovanni Berlinguer, di cui quest’anno ricorre il decennale della morte, che partecipò attivamente al lavoro preparatorio della legge 833/78 e ne fu un protagonista, con Tina Anselmi, ministra della Sanità, disse che “non è retorico affermare che il soggetto principale [della riforma] è stato in grande misura il popolo”.
Oggi come allora occorre mettere in campo una straordinaria mobilitazione popolare su una proposta forte, unificante e necessaria per impedire lo smantellamento del servizio sanitario nazionale: una proposta di legge di iniziativa popolare per la difesa e il rilancio del servizio sanitario nazionale a tutela del diritto alla salute delle persone e della collettività promossa da un’ampia rete di realtà associative ed espressioni della società civile.
Una proposta sostenuta dalla consapevolezza e dall’impegno di lavoratrici e lavoratori, pensionati, cittadini, istituzioni, comunità chiamati a una straordinaria partecipazione di popolo per un servizio sanitario capace di prendere in carico i bisogni di salute di persone titolari di diritti e non meri consumatori di prestazioni sanitarie per chi può permettersele in un mercato che specula sulla malattia. Rafforziamo insieme il servizio sanitario nazionale. Rendiamo effettivo il diritto alla salute.
Daniela Barbaresi è segretaria confederale della Cgil






















