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“Dopo 24 anni di ammortizzatori sociali e diversi milioni di fondi pubblici, non è possibile accettare 479 esuberi e la rispettiva chiusura di due dei cinque stabilimenti”. Questo il commento di Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl all’annuncio choc della Natuzzi, player mondiale nella produzione e distribuzione di poltrone e divani.
La comunicazione è arrivata oggi (lunedì 22 dicembre) nel corso dell’incontro tra società e sindacati al ministero delle Imprese. Il prossimo vertice è in calendario per il 25 febbraio prossimo, dopo il tavolo convocato dalle Regioni per il 9 gennaio.
Sindacati: “Lavoratori non paghino scelte aziendali sbagliate”
“Consideriamo finito il tempo delle responsabilità a carico solo delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo Natuzzi, che da anni pagano le scelte sbagliate dell’azienda dopo ben otto piani industriali”, scrivono Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl.
“I dipendenti sono stanchi di questa situazione, le istituzioni devono poter garantire un percorso serio, di vero rilancio industriale”, proseguono le tre sigle: “Se così non dovesse essere, siamo pronti a ogni forma di mobilitazione pur di salvare questo importante presidio industriale del Mezzogiorno”.
I sindacati definiscono “non convincente” il piano industriale 2026-2028 presentato stamani da Natuzzi, non solo “sul fronte degli investimenti che sono letteralmente assenti, ma soprattutto sulla riduzione del personale e sulla chiusura di due dei cinque stabilimenti del gruppo”.
Fillea, Feneal e Filca evidenziano come “sia sparita dal piano l’internalizzazione del lavoro precedentemente delocalizzato in Romania. Noi torniamo a chiedere garanzie precise per il futuro, una revisione del piano industriale, nessun atto unilaterale fino alla condivisione di un percorso, un piano di incentivi all’esodo per il personale prossimo alla pensione e una cabina di regia permanente al ministero delle Imprese”.
Fillea Cgil Puglia: “Assente ogni investimento per il futuro”
“Un piano ‘lacrime e sangue’, dove è assente qualunque forma di investimento per il futuro”. Così lo definisce il segretario generale Fillea Cgil Puglia Ignazio Savino: “Questa proposta è evidentemente inaccettabile per noi, dato che, se davvero si vuole guardare al 2028, bisogna farlo difendendo sia un’occupazione di qualità, fatta da operatori specializzati, sia gli stabilimenti in Italia”.
La richiesta all’azienda è di ritirare “le scelte presentate finora”, con la diffida, fino alla riconvocazione del tavolo ministeriale del 25 febbraio, dal compiere “alcuna azione unilaterale come spostamenti di macchinari, trasferimenti di attività o decisioni irreversibili”.
Nel frattempo, prosegue il dirigente Fillea, grazie “al sostegno dimostrato anche in questa sede dalla Regione Puglia e su sollecitazione del ministero, il 9 gennaio ci rivedremo presso l’ente regionale per il primo incontro tra azienda e sindacati per entrare nel merito delle questioni tecniche, modificando un piano a oggi per noi inaccettabile”.
il segretario generale Savino così conclude: “Siamo disponibili a rivedere il piano per renderlo sostenibile per lavoratori e territorio. Qualora ciò non dovesse essere garantito, siamo pronti a mettere in campo tutte le forme di mobilitazione e di lotta necessarie”.
























