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Diritti, ambiente, solidarietà, antifascismo, antirazzismo. Sono valori sbandierati con orgoglio quelli della Uisp, Unione italiana sport per tutti, nata nel 1948 nel solco della Resistenza e della lotta di Liberazione, da 77 anni a braccetto con la Costituzione.
Gli stessi che sono alla base di Bicincittà, la pedalata oggi più che mai messaggera di pace che si tiene l’11 maggio in contemporanea in moltissimi centri: decine di migliaia di amanti della bicicletta e del movimento all’aria aperta protagonisti di una domenica all’insegna dello stare insieme su due ruote, in città, nei borghi, sulle strade sterrate.
“Siamo da sempre impegnati nella lotta per garantire il diritto all’accesso alla pratica sportiva indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche in cui si può trovare una persona, e Bicincittà ne è un vessillo - spiega Tiziano Pesce, neo rieletto presidente Uisp -. Parliamo di valori che sono messi in discussione da più parti, ma che qui da noi continuano ad avere un importante fondamento, come la nostra base associativa”.
Pesce è al secondo mandato, conosce la strada già percorsa in questi anni e immagina con precisione quella ancora da fare. Taglia questo traguardo forte di un congresso molto partecipato, a conclusione di 116 congressi territoriali, 183 giorni tutti in presenza, ricchi di partecipazione, contenuti, approfondimenti, ascolto.
Come è andato questo congresso?
“Quello nazionale ha visto una platea molto numerosa di 260 delegati, un unicum nel panorama delle organizzazioni sportive del terzo settore, un altro dato molto significativo. Sono stati mesi importanti, un tour de force quasi inevitabile dopo le chiusure del Covid, dopo la lontananza, per creare invece vicinanza. Abbiamo eletto anche il consiglio nazionale, che resta su numeri significativi, 80 persone, altro aspetto di cui siamo orgogliosi, di partecipazione democratica che ci consente di essere davvero rappresentativi.
Quale bilancio può fare?
Non perdo mai occasione per ringraziare tutto il movimento: la Uisp ha lavorato molto per rafforzare la sua essenza di rete associativa, in anni complessi come quelli della pandemia e in emergenze che si sono aggiunte, come quella energetica che ha portato a pesanti ricadute sui costi di gestione dell’impiantistica sportiva e quella provocata dall’inflazione. Nonostante le difficoltà, associazioni, enti, circoli hanno continuato a scegliere la Uisp, così come tantissime persone, dirigenti, tecnici, volontari, sulle cui gambe questa organizzazione cammina. Nella scorsa stagione abbiamo superato il muro del milione di iscritti.
La Uisp, come altre organizzazioni, ha dovuto affrontare importanti cambiamenti legislativi: quali?
Due riforme, quella del terzo settore e quella del sistema sportivo. Sulla prima abbiamo fatto di tutto per ottenere dei correttivi e migliorare le tante criticità, un appesantimento gestionale, burocratico, amministrativo e una riforma fiscale con la spada di Damocle dell’Iva. Se la norma dovesse entrare in vigore come la conosciamo, l’impatto sarà grande, soprattutto quello economico sulle piccole associazioni che sono la stragrande maggioranza e che sono gli enti di sport di base.
E l’altra, quella del settore sportivo?
Con questa riforma finalmente abbiamo superato quello che in tutta la storia repubblicana è stato appannaggio esclusivo del comitato olimpico. Le competenze del Coni si spostano su Sport e Salute, con ricadute importanti in termini di attenzioni e risorse a favore dello sport di base, ma anche del contrasto alla sedentarietà, dell’età adulta, degli anziani, delle persone con disabilità. Il tema delle disuguaglianza delle risorse però resta: sono appannaggio delle federazioni nazionali, mentre la stragrande maggioranza delle persone che praticano attività sportiva sono tesserati agli enti di promozione. Parliamo di oltre 12 milioni di tesserati contro 4 milioni iscritti alle federazioni. A queste ultime va oltre il 90 per cento delle risorse, mentre solo il 5-10 per cento va agli enti. Una sproporzione inaccettabile. Ma poi ci sono altri aspetti che non condividiamo.
Quali sono?
Ci sono obiettivi della riforma che sono ancora lontani dall’essere traguardati. Dopo decenni di disattenzione nei confronti dei lavoratori del settore, circa 300 mila, era davvero necessario garantire e riconoscere la dignità e le giuste tutele previdenziali e assistenziali. Siamo una delle poche organizzazioni che hanno chiesto una riforma, ma occorre prevedere un accompagnamento. Il sistema sportivo grava sulle spalle dei lavoratori, delle famiglie e delle società, non ci sono risorse per sostenere i maggiori costi che la norma comporterà, se non un abbattimento del 50 per cento dell’aliquota fino al 2027. Questo nonostante la Costituzione all’articolo 33 riconosca il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dello sport in tutte le sue forme.
La Uisp sostiene i cinque quesiti referendari, quelli sul lavoro proposti dalla Cgil e quello sulla cittadinanza?
L’Unione guarda con attenzione al percorso referendario. In vista dell’appuntamento dell’8 e 9 giugno sensibilizziamo le associazioni e i comitati nella promozione, con particolare riguardo a quello sulla cittadinanza, tema sul quale da tempo rivendichiamo il superamento dell’attuale legislazione.