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“Siamo venuti a Bruxelles da diverse parti d’Europa per chiedere regole comuni per il trasporto in tutto il continente, regole che devono evitare il dumping sociale, regole che devono garantire un sistema di sicurezza che sia valido non solo per i lavoratori ma anche e soprattutto per l'utenza”. È quanto dichiara Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1, in occasione del Transport for Europe, una manifestazione dei lavoratori dei trasporti organizzata proprio dalla federazione europea che rappresenta i sindacati del settore di diversi Stati membri per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni dell'Unione europea rispetto alla necessità di interventi comunitari a tutela dei lavoratori
“In questi anni – spiega Malorgio – si è messo mano con pesanti deregolamentazioni al settore che hanno prodotto una concorrenzialità che si gioca soprattutto sul costo del lavoro e ultimamente si sta giocando anche sulla qualità dei mezzi e sulla qualità della sicurezza del trasporto, questa è una cosa inaccettabile, è per questo che oggi proviamo a sollecitare una riflessione”. La rotta, insiste il dirigente sindacale, si può invertire “innanzitutto fissando un sistema di regole che valga per tutti gli Stati membri. Abbiamo un sistema di regole, oggi, che consente una concorrenza tra Stati, questa non è una cosa possibile, è una cosa che ha contribuito alla diminuzione del sistema di tutele per tutti i lavoratori e anche ad una qualità del sistema dei trasporti che indubbiamente sta decrescendo”.
Ma non mancano le emergenze nazionali, come ad esempio il caso Alitalia, per Malorgio “fotografia di un paesaggio molto nebbioso in cui non si capisce bene quali siano le vie di uscita che questo governo intende percorrere. Abbiamo avuto recentemente l'uscita di EasyJet dal novero delle aziende”. È rimasta solo la Delta con un ipotetico 10% in un mare di proposte che ancora non si capisce, perché manca del tutto qualsiasi piano industriale.
“A noi – commenta Malorgio – non interessa moltissimo l'assetto azionario. Il problema vero sono gli investimenti, Alitalia ha bisogno di investimenti in aereomobili che gli consentano di competere sui mercati internazionali della tratte a lunga percorrenza. Abbiamo bisogno di una Alitalia competitiva su quel fronte, perché le altre strade che questa azienda ha provato a percorrere si sono rivelate non utili”. La questione riguarda quindi “il piano industriale di questa azienda e chi mette i soldi per poter fare l'investimento, si deve trattare non di un'operazione di natura politica ma di un'operazione di natura tutta industriale. Su questo proveremo a misurarci con il governo e con l'azienda, su questo daremo anche un nostro giudizio, giudizio che oggi è assolutamente impossibile perché non abbiamo all'orizzonte nessuna idea di come si esce da questa situazione. Una cosa che ci spaventa è che si spinga la vicenda Alitalia oltre le elezioni europee. Questo significa perdere ancora altro tempo, e ogni giorno che passa le condizioni non possono che peggiorare”.
Sull’ipotesi di un'integrazione di Alitalia con le Ferrovie dello Stato, il segretario della Filt commenta così: “Una ragion d'essere si fatica a vederla da un punto di vista industriale, sono molto sincero. Dopodiché noi non siamo contrari al fatto che Fs stia dentro Alitalia, il punto è: che cosa ci sta a fare? E’ una condizione che da un lato permette ad Alitalia di crescere? O invece – e questo andrebbe evitato – non c’è il rischio che porti Fs a rimanere incastrata dentro a un assetto azionario?”.