Marghera, Brescia, Sassari, Napoli, Castel Volturno. E poi Milano, Rosarno, Ragusa. Sono gli ambulatori di assistenza socio sanitaria di Emergency, associazione che ha aderito all'iniziativa Insieme per la Costituzione e alle manifestazioni del 24 giugno in difesa del diritto alla salute e del 30 settembre per il lavoro e contro la precarietà. Cinque cliniche fisse e tre mobili animano il Programma Italia, progetto nato 18 anni fa dalla constatazione che a tante persone era ed è negato il diritto universale a essere curati, non è garantito quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Da Sud a Nord e viceversa

Il primo sportello è stato aperto in Sicilia, crocevia di culture e terra di arrivi, con situazioni di disagio delle popolazioni migranti ma anche di italiani ed europei che per scarsa conoscenza dei propri diritti e difficoltà linguistiche non riescono a muoversi all’interno di un sistema complesso. Poi a Marghera (Venezia), nel ricco Nord-Est industrializzato, dove la marginalità è caratterizzata dal ricorso al lavoro informale e dall’aumento di forme di povertà estrema, e dove un paziente su cinque è italiano.

Ambulatori su ruote

“Quindi ci è venuta l’idea dell’ambulatorio su ruote – spiega Michele Iacoviello, coordinatore delle cliniche mobili di Emergency -. Abbiamo iniziato a girare le regioni del Sud seguendo i percorsi che fanno i braccianti per impiegarsi nella raccolta agricola: Sicilia, Puglia, Basilicata, Calabria. Abbiamo anche avuto modo di conoscere il movimento migratorio all’interno del nostro Paese e preso informazioni sul campo, scoprendo alcuni agglomerati come per esempio Castel Volturno, in provincia di Caserta: oltre a essere uno dei comuni italiani con il più alto numero di migranti, rappresenta l’hub da cui i lavoratori ripartono per le campagne stagionali, da quella delle arance di Gioia Tauro a quella dei pomodori nel foggiano”.

Una visita medica per tutti

Medicina di base, supporto infermieristico, ascolto psicologico, mediazione culturale. Sono questi i servizi che ambulatori fissi e mobili forniscono agli utenti, che sono circa 15-20 al giorno. “La prestazione più richiesta è quella medica – prosegue Iacoviello -, c’è un grande bisogno sanitario e per questo cerchiamo di garantire una visita a tutti. Inoltre, con i mediatori culturali orientiamo le persone e le inseriamo nel sistema sanitario nazionale. Perché chiunque in Italia, che abbia o meno un permesso di soggiorno, ha un percorso delineato di accesso alle cure, che però spesso non è garantito”.

Districarsi tra i codici

Almeno in teoria, il migrante che non ha il permesso di soggiorno, una volta ottenuto il codice Stp (straniero temporaneamente presente) rilasciato ai cittadini extracomunitari, o il codice Eni (europeo non iscrivibile), riservato agli europei senza i requisiti per avere il medico di medicina generale, ha un percorso ben delineato nel nostro Paese: quasi tutte le aziende sanitarie hanno un ambulatorio dedicato a queste persone e quelle che non ce l’hanno dovrebbero dotarsene per legge.

“Ma ci sono migranti a cui mancano alcuni requisiti, come il domicilio, la residenza o il codice fiscale – aggiunge Iacoviello di Emergency -. Non sono irregolari, ma se vivono in una baracca è difficile che possano iscriversi al servizio sanitario nazionale. Si trovano in una sorta di limbo e fino a che non si iscrivono, li curiamo noi e li accompagniamo fisicamente nelle strutture sanitarie e amministrative, portando avanti anche cause giudiziarie se necessario. Stando alla normativa vigente nessuno dovrebbe avere problemi di accesso al percorso di cura, ma le difficoltà che riscontriamo sono tante”.

Campagne e periferie

Medici, infermieri e operatori impegnati sui pulmini macinano chilometri per raggiungere i pazienti. A Rosarno (Reggio Calabria) l’ambulatorio mobile fa la spola con San Ferdinando, a Milano il Polibus batte le strade delle periferie che sono lontane dai servizi e quindi anche dalle cure, un fenomeno che si verifica soprattutto nelle grandi città come Roma e Napoli: nelle zone dove le istituzioni sono meno presenti, dove tendono a vivere le persone che non sono regolari, il disagio porta al degrado.

Vincendo la burocrazia

“Il diritto alle cure si garantisce non solo attraverso l’assistenza medica ma anche vincendo la burocrazia – conclude Iacoviello -. Se non hai mai lavorato o lo hai fatto in nero, se sei un richiedente asilo e dopo tre mesi vieni dichiarato occupabile, in tutti questi casi sei inoccupato e hai diritto al codice di esenzione del ticket sanitario: ecco un’altra delle cose che nelle diverse regioni si fa fatica a far rispettare. Ecco, noi ci battiamo perché la normativa venga applicata”.