Questa mattina le indiscrezioni trapelate dal lungo vertice notturno tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti e pubblicate su alcuni giornali parlano di un accordo raggiunto sulla regolarizzazione dei migranti. Secondo fonti del governo, accanto all'istanza del datore di lavoro ci sarà anche l'istanza del lavoratore, che otterrà un permesso temporaneo di sei mesi, convertibile in permesso di lavoro alla sottoscrizione del contratto, ma con verifiche più stringenti che provino in passato l'attività lavorativa nel settore agricolo. 

Adesso si attende di capire se alle parole filtrate dagli incontri seguiranno i fatti. Tantissimi i soggetti che si sono spesi, in queste settimane, in una campagna a favore della regolarizzazione. Tra questi la Cgil e la Flai, la categoria che rappresenta i braccianti e si batte da sempre al fianco dei lavoratori stranieri delle campagne. In uno degli ultimi post apparsi sul profilo Facebook del sindacato dell'agroindustria, Jean Renè Bilongo, ribadendo che “non si gioca a braccio di ferro sulla pelle dei più deboli”, scriveva: "la regolarizzazione è necessaria prima di tutto per ovvie ragioni di tutela dell’incolumità individuale dei migranti, oltre che per innegabili esigenze di prevenzione della salute collettiva. Il dibattito in corso lascia un profondo senso di delusione e di smarrimento, con l’insidioso rischio di accostare i migranti a dei paria, condannati a vivere perpetuamente ai margini della collettività, esclusi dalla partecipazione democratica".​​

Sulla regolarizzazione dei migranti “serve un atto di coraggio politico e di giustizia sociale da parte del governo e serve velocemente”, lo dichiara Giovanni Mininni, Segretario Generale della Flai Cgil, in un intervento sul Redattore sociale. “Quella per la regolarizzazione è una lotta di tutti - spiega Mininni - poiché togliendo i migranti dal giogo dei caporali e della criminalità organizzata si può riuscire a rompere questo meccanismo perverso e sicuramente ne beneficeranno anche i lavoratori italiani che spesso subiscono un sotto-salario diffuso in agricoltura. Se si regolarizzano i migranti potremo batterci uniti, lavoratori italiani e stranieri, per avere il giusto salario e l’applicazione dei contratti, mentre le aziende che sfruttano non avrebbero più la possibilità di ricattare i lavoratori, anche italiani, minacciandoli di trovare chi è disposto a lavorare, per necessità, in condizioni peggiori. Questo non è buonismo. È giustizia sociale!”

Sulla regolarizzazione dei migranti “serve un atto di coraggio politico e di giustizia sociale da parte del governo e serve velocemente”, lo dichiara Giovanni Mininni, Segretario Generale della Flai Cgil, in un intervento sul Redattore sociale. “Come Flai Cgil siamo stati tra i primi a chiedere la regolarizzazione - ricorda Mininni -, svincolandola dall’assurdo dibattito sui voucher, non solo perché è giusta ma perché stiamo parlando di persone a cui vanno riconosciuti diritti fondamentali. Persone, non braccia, non numeri”.

Le mafie approfittano della vulnerabilità e del bisogno dei lavoratori per esercitare il loro potere con ricatti ed intimidazioni - spiega il segretario generale della Flai Cgil -. Con il permesso di soggiorno che darebbe loro la possibilità di muoversi nel nostro Paese tranquillamente e ricercare un lavoro regolare, si consentirebbe ai migranti una vita dignitosa, l’affitto di una casa e, quindi, la definitiva scomparsa della vergogna italiana dei ghetti. Se poi tutto questo dovesse servire anche a far fronte alla mancanza di manodopera in agricoltura, ben venga la possibilità di potersi liberamente spostare nel nostro Paese e scegliere di andare a lavorare, con un regolare contratto, in territori dove c’è disponibilità di lavoro”. Quanto alla presa di posizione di alcuni esponenti del Movimento 5 stelle, Mininni la definisce “incomprensibile: non colgono che dietro questo tema c’è una battaglia di giustizia e di legalità“

Infine, il Segretario Generale della Flai torna. Anche sulla lettera-appello inviata alle istituzioni dalla Flai Cgil insieme a Terra Onlus, lettera sottoscritta, tra gli altri, anche dal cardinale Konrad Krajewski, da don Luigi Ciotti, Mimmo Lucano, Emergency, Caritas e Action Aid e tante altre organizzazioni per chiedere un intervento straordinario per la tutela e la regolarizzazione dei braccianti ospitati nei ghetti. Ad oggi, “non abbiamo ancora ricevuto risposte ufficiali - conclude Mininni - anche se quell’appello ha fatto muovere un mondo. Dai destinatari di quell’appello non siamo stati mai formalmente chiamati, né hanno manifestato un interesse, anche se poi il ministro Bellanova e il ministero dell’Interno si sono fatti carico della questione”.