Da bracciante poverissimo e semianalfabeta nella Puglia dei primi anni del Novecento a fondatore del più grande sindacato dell’Italia democratica, deputato all’Assemblea costituente, esponente di spicco del Pci nel dopoguerra e presidente della Federazione sindacale mondiale.

Una vita, quella di Giuseppe Di Vittorio, avventurosa e intensa, che spesso sfiora i confini della leggenda. Forse tutti non sanno che Giuseppe Di Vittorio è stato anche, tra l’altro, consigliere comunale della città di Roma per due successive consiliature (1952 e 1956).

Nell’anno del suo 60° compleanno Peppino arriva in Campidoglio sulle ali di circa 70.000 voti di preferenza (come eletto con il maggior numero di preferenze è lui, il Consigliere anziano, a presiedere la seduta inaugurale del Consiglio comunale nel 1952).

La moglie Anita ricorda come motivo di particolare soddisfazione per lui fosse il fatto che “una gran massa di voti di preferenza gli venissero non solo dai quartieri popolari di Roma, ma anche da quelli dove vive il ceto medio romano, i commercianti, i dipendenti pubblici, gli statali”.

“Quando i risultati furono resi noti - racconta ancora Anita - Peppino provò una profonda emozione. Avevamo già cenato ed egli volle che uscissimo insieme per una passeggiata. Attraverso le vecchie strade del centro giungemmo a Piazza Navona. Attorno alle tre splendide fontane, ricche di statue e di zampilli d’acqua si rincorrevano ancora, nonostante l’ora tarda, gruppi di bambini, ai tavoli delle trattorie sedevano famiglie intere davanti a ricchi piatti di fettuccine e litri di Frascati. La sapiente armonia della piazza dava allo spettacolo consueto qualcosa di antico, e di sempre rinnovantesi, quasi un simbolo dell’eterno fluire della vita. Quante altre generazioni di bambini avevano giocato tra quelle fontane? La eternità di Roma è fatta non solo dei suoi monumenti, ma anche di questo tramandarsi di abitudini semplici, familiari: i giochi dei ragazzi, il fresco preso sul limitare della porta di casa, la 'fojetta' bevuta all’osteria. Di Vittorio mi strinse il braccio quasi in segno d’intesa. Poi passandosi, come d’abitudine, la mano fra i capelli esclamò: 'Come è semplice e civile la nostra gente!' E quasi parlando a se stesso aggiunse: 'Forse anche noi, con la nostra lotta, abbiamo contribuito a farla più serena e soddisfatta...'”.

Anche in Consiglio comunale Di Vittorio rimane se stesso e nella seduta del 21 luglio 1953, insieme ai consiglieri della ‘Lista cittadina’1 membri del Parlamento, rimette al sindaco il corrispettivo delle medaglie di presenza alle sedute del Consiglio comunale precedentemente accettate con riserva.

 “Egregio Signor Sindaco - si legge nel verbale della seduta - i sottoscritti Consiglieri della Lista Cittadina membri del Parlamento, Le rimettiamo, unitamente alla presente, il corrispettivo delle medaglie di presenza alle sedute del Consiglio Comunale, che accettammo con riserva all’atto della consegna da parte dei funzionari incaricati. Con questo atto noi non intendiamo assumere un atteggiamento di opposizione al deliberato del Consiglio Comunale che istituisce la medaglia di presenza alle sedute; in altre occasioni affermammo che il compenso per coloro che sono investiti da pubbliche funzioni è non soltanto legittimo, ma è condizione perché tutti vi possano accedere e va pertanto riguardato come fatto schiettamente democratico; ed è in questo spirito che abbiamo sostenuto e sosteniamo che ai Sindaci, in particolare, sia riconosciuto legislativamente il diritto a un decoroso compenso per l’opera che essi prestano a beneficio della collettività. Questo principio riaffermiamo oggi e ci pare valido anche per le medaglie di presenza Consiglio Comunale; ma poiché per la nostra qualità di parlamentari noi godiamo già di altra indennità, riteniamo doveroso non aggiungere a quella una seconda, anche in considerazione delle non floride condizioni del bilancio comunale”.



1 Il profilarsi di un’alleanza clerico-fascista alle elezioni comunali di Roma del 1952, la cosiddetta operazione Sturzo, è all’origine della candidatura di Giuseppe Di Vittorio nella Lista cittadina promossa da Francesco Saverio Nitti (Pci e Psi: 20 posti a testa in lista più gli ‘indipendenti'. Oltre a Di Vittorio nella lista figurano D’Onofrio, Natoli, Lizzadri, Molè, Paola Borboni, Guttuso. Per saperne di più: Ilaria Romeo, Giuseppe Sircana, Una questione capitale. Di Vittorio in Campidoglio 1952- 1957, presentazione di Walter Veltroni, introduzione di Adolfo Pepe, Roma, Ediesse, 134 pp., € 12,00 2015.