Quando c’era lui i treni arrivavano in orario. Ora che c’è l’altro i treni arrivano tardi, ma ti permettono di fare fermate straordinarie. Si prenotano a richiesta come sull’autobus. Così scendi col tuo codazzo di assistenti, spernacchi i comuni mortali intrappolati nel solito ritardo ferroviario e ti dilegui dietro i vetri fumé dell’auto blu.

Roba da casta de noantri, da ministro dell’Agricoltura indigesta, da “io so io e voi nun siete un…”. L’episodio di cronaca che vede protagonista Lollobrigida è la cartina di tornasole di un potere all’amatriciana che usa la posizione dominante come immunità esistenziale e permanente. Di chi si crede ministro e pure capotreno.

Ma il destino cinico e baro ha voluto che il Nostro si stesse recando a Caivano, comune resiliente in lotta quotidiana contro la malavita. La domanda sorge spontanea: ma con che faccia è andato a parlare di rispetto delle regole, di legalità, di presenza dello Stato e di buoni esempi quando è il primo a usare il codice civile, e il buon senso, come fosse carta igienica?

Così facendo il fratellone d’Italia sdogana la logica di chi può tutto e non deve rendere conto a nessuno. Oggi può bloccare un Frecciarossa in barba ad ogni regolamento, domani può decidere la sostituzione etnico-culinaria sulle nostre italiche tavole. È un attimo e non te ne accorgi. È come un convoglio ad alta velocità che all’improvviso inchioda a Ciampino.