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“Un’operazione propagandistica, una vuota speculazione mediatica, che nasconde le gravi condizioni in cui versa la Polizia penitenziaria”. Così la Fp Cgil stigmatizza la gestione dell’arresto di Cesare Battisti (dalle foto del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con la giacca della Polizia penitenziaria al video diffuso su Facebook sui retroscena dell’arresto), nel sottolineare le difficoltà con cui fa quotidianamente i conti il corpo. La cronaca degli ultimi giorni, spiega la Fp Cgil Polizia penitenziaria, “ha reso evidente al Paese tutte le contraddizioni entro le quali chi opera nel sistema carcerario si trova quotidianamente di fronte. La voglia sfrenata di offrire ai cittadini una passerella per i media dove far sfilare i vertici politici del ministero della Giustizia e quelli istituzionali del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha prodotto un risultato pessimo, criticato da più parti”.
La Fp precisa che “per noi non è in discussione il concetto della certezza della pena e il rispetto delle sentenze, più volte ribaditi, così come non è in discussione, sempre per noi, il principio costituzionale della finalità che la Costituzione affida alla pena detentiva. Ma anche per questo non troviamo giustificazioni ad una operazione mediatica vuota, fine a se stessa. Se uno spiegamento così importante di personale di polizia penitenziaria, ben equipaggiato, dotato di armi e nuove divise mai viste prima, intendeva rappresentare la presenza dello Stato nella sua forma più severa, il risultato ottenuto è stato, a nostro giudizio, non solo contrario a gli obiettivi che si perseguivano, ma addirittura dannosi per le stesse condizioni in cui operano i poliziotti penitenziari. Gli stessi ai quali, ad esempio, quegli equipaggiamenti vengono negati per carenza di risorse, gli stessi che, osservando le decine e decine di colleghi impegnati in questa operazione, oggi, come ieri e purtroppo come domani, si ritrovano ad operare nelle sezioni detentive in condizioni di estremo disagio, in una situazione di sotto organico, senza diritti certi da esigere”.
“Noi siamo certi - prosegue - che questo voler apparire intendeva distogliere l'attenzione da problemi ben più grandi e che celi un vuoto pneumatico. Un vuoto, ormai profondo, riguardante la formazione del personale, la tutela dei diritti, la sicurezza sul lavoro e i riconoscimenti contrattuali e salariali. Desideriamo un altro approccio, quello del rispetto incondizionato del lavoro svolto costantemente, silentemente e soprattutto con elevata professionalità dalle donne e dagli uomini della Polizia. Quello stesso lavoro che, ad esempio, tutti i giorni viene sottoposto a verifiche disciplinari da parte del Dap che chiede loro rispetto delle norme, dei regolamenti, anche quando questi riguardano il delicato rapporto fra i diritti dei lavoratori della polizia Penitenziaria, le finalità della pena detentiva, il rispetto della dignità di tutti”.
I fatti che hanno accompagnato la gestione dell’arresto di Battisti sono per la Funzione Pubblica Cgil Polizia Penitenziaria “l'ennesima prova che dietro questa inspiegabile fascinazione per la divisa da parte di ministri della Repubblica, dietro questa ‘pelosa’ e falsa attenzione per gli uomini e le donne delle forze di Polizia, si nasconda un sostanziale disinteresse nei confronti delle loro reali condizioni di vita e di lavoro. Meno ipocrisia, più investimenti, rispetto dei diritti contrattuali, pieno riconoscimento delle libertà sindacali e politiche, rinnovo del contratto di lavoro. Questo un Ministro deve fare, questo un’amministrazione deve chiedere per i suoi uomini e le sue donne in divisa. Ieri hanno fatto altro. Ad altri interessi rispondeva quel teatrino”, conclude la Fp Cgil Polizia penitenziaria.