Dopo le mobilitazioni dei lavoratori e dei cittadini per la Palestina, il prossimo appuntamento è domenica 12 ottobre per la nuova edizione della marcia PerugiaAssisi della pace e della fraternità, all’insegna del motto “Imagine all the people”. 24 chilometri di camminata per compiere un atto di resistenza alle crudeltà del mondo e denunciare che la pace è sotto attacco: a Gaza, in Cisgiordania, in Ucraina, in Sudan. Decine di migliaia di cittadini, scuole, associazioni, enti locali di tantissime città si stanno organizzando per partecipare, promuovendo manifestazioni di ogni genere.

Lo stesso giorno si svolgerà anche la prima Marcia delle bambine e dei bambini, che partirà da Bastia Umbra, destinazione sempre Assisi, mentre il giorno prima ci sarà l’assemblea dell’Onu dei Popoli, un originale incontro della società civile internazionale che vuole costruire un’alternativa. Tra i partecipanti, Francesca Albanese, giurista esperta di diritto internazionale, specializzata in diritti umani e Medio Oriente, e relatrice speciale dell'Onu sui territori palestinesi occupati.

A partire da giovedì 9 ottobre, poi, Perugia si trasformerà in un grande cantiere della pace con eventi nazionali organizzati da università, scuole, Comuni, Province, Regioni, da giornalisti e associazioni.

“Dal 22 settembre è scoppiata una rivolta delle coscienze che attraverserà anche la marcia – spiega Flavio Lotti, presidente della fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace –. Abbiamo bisogno di capire cosa possiamo fare. Dobbiamo reagire di fronte al vuoto lasciato da una politica che ha smesso di lavorare per la pace. Il governo italiano è responsabile di non aver agito per fermare il genocidio, non solo a Gaza ma anche in Ucraina. In tutto questo tempo abbiamo agito come complici della guerra e dei massacratori”.

252 tra Comuni, Province e Regioni, 190 scuole da tutta Italia dalle elementari alle superiori, 10 mila studenti, persone da oltre 40 Paesi del mondo hanno aderito e parteciperanno all’iniziativa che si svolge dopo 1.320 giorni di invasione russa dell’Ucraina e dopo 731 giorni di genocidio a Gaza.

“La guerra si fa con i soldi pubblici, la pace con il volontariato – aggiunge Lotti -. Questo non basta più. Dobbiamo sentire il morso dell'insoddisfazione finché non fermeremo la carneficina. Venti anni fa si diceva che un altro mondo era possibile, oggi non ci crede più nessuno. Ma non possiamo uccidere nei nostri bambini il sogno di un mondo migliore".

Ad aprire la marcia sarà lo striscione con la scritta “fraternità”, perché bisogna costruire una società diversa, improntata alla cura reciproca, alla cura del Pianeta. “Dobbiamo capire che cosa sia possibile fare per avere la pace – conclude Lotti -. Quella lama dell'impotenza, che finora ha affondato il suo coltello nella nostra anima, sembra oggi in qualche modo respinta. Nelle ultime due settimane qualcosa è cambiato nell'atteggiamento delle persone, è subentrata una maggiore e nuova consapevolezza di quanto sta accadendo. L'obiettivo è tenere vivo il sogno della pace”.