È stato condannato a tre anni di reclusione Patrick Zaki. Questo il verdetto al termine dell'udienza di oggi a Mansura, in Egitto, per l'attivista e ricercatore egiziano, studente all'Università di Bologna arrestato dalle autorità del Cairo il 7 febbraio 2020. L'avvocato ha annunciato ricorso.

"Calcolando la custodia cautelare" già scontata, "si tratta di un anno e due mesi" da passare ancora in carcere. Così dopo la sentenza Hazem Salah, uno degli avvocati di Zaki. Il ricercatore egiziano ha infatti trascorsi 22 mesi in custodia cautelare, trovandosi di fatto in prigione dal dicembre 2021. L'accusa, su cui il procedimento è stato imbastito, sarebbe quella di "reati contro la sicurezza", sulla base di un post condiviso dal ragazzo nel 2020.

L'impegno e l'arresto

Il giovane è stato tra gli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato e attivista per la difesa dei diritti umani che poi ha ritirato la sua candidatura. Zaki ha quindi partecipato all'associazione "Egyptian Initiative for Personal Rights", sempre a difesa dei diritti umani con l'obiettivo di portare democrazia e trasparenza nel suo Paese di origine. Mentre si trovava a Bologna per frequrentare un master in Studi di genere, è tornato in Egitto per visitare i parenti: a quel punto è scattato il fermo nel 2020.

Secondo Amnesty International, Zaki "è un prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media e deve essere rilasciato immediatamente".

Cgil: scarcerazione immediata

Dopo la condanna di oggi, le reazioni non si sono fatte attendere. Interviene la Cgil nazionale: “Chiediamo l’immediata scarcerazione di Patrick Zaki e condanniamo con fermezza la repressione delle libertà civili e individuali in corso in Egitto”. È quanto si legge in una nota. “A Zaki - ricorda - è stata conferita una laurea con il pieno dei voti dall'Università di Bologna il 6 luglio scorso. Abbiamo celebrato insieme a lui questo traguardo e auspichiamo che possa riprendere non appena possibile il suo percorso di studi”. 

Secondo il sindacato di Corso d'Italia, inoltre, “l'Egitto continua a non fornire la necessaria collaborazione per arrivare alla verità rispetto alla barbara uccisione di Giulio Regeni e continua a reprimere i diritti e le libertà dei sindacati autonomi”. Da parte loro “le Istituzioni internazionali, l'Unione europea e il governo italiano intervengano immediatamente chiedendo la scarcerazione di Zaki e pretendendo dal governo egiziano chiarezza rispetto a questa nuova condanna”.