'Il conto della crisi non può essere pagato dalle imprese e non può essere pagato dai consumatori'. A lanciare l’allarme è l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in un intervento pubblicato oggi dal 'Sole 24 Ore'. Marchionne, di fronte all’altalena dei mercati, sollecita interventi di defiscalizzazione e appare seriamente preoccupato. 'Se i piani dei governi europei si possono considerare una buona notizia per il sistema finanziario - afferma - non possiamo dire altrettanto per l'economia reale'.

I veri effetti negativi della crisi, dunque, secondo l’Ad Fiat "si vedranno proprio sull'economia reale”. E' possibile, ed è anche molto probabile – ha aggiunto - che le banche per assicurarsi quei guadagni che hanno visto così tanto in pericolo, stringano i cordoni della borsa", e “in un prossimo futuro saranno ancora più caute e selettive, riducendo di fatto il credito alle imprese, specialmente quelle piccole e medie". Secondo Marchionne, infatti, “la condizione essenziale è che le banche continuino a garantire normali condizioni di accesso al credito”, mentre l’altro fronte che si apre è quello “dei lavoratori e delle famiglie'. A questo proposito 'un intervento di tipo fiscale - sottolinea - non è più rinviabile. Mi riferisco, ad esempio, ad una detassazione dei salari e degli stipendi a cominciare dalle fasce più basse di reddito'.

Per l’Amministratore delegato della Fiat, un altro passo avanti che dovrebbe fare il governo è anche quello di 'iniziare a discutere, insieme a Confindustria, dei piani di sviluppo per il nostro Paese'. A livello europeo invece potrebbe essere decisamente opportuno 'un intervento sui tassi di interesse”. Il settore automobilistico, considerato che e' tra quelli che occupa il maggior numero di lavoratori in Europa, non può dunque essere “lasciato solo' in questo momento.

In effetti, le parole di Sergio Marchionne arrivano in un momento assai delicato per l’industria italiana, in particolare per quella automobilistica. Secondo l’Istat, il fatturato dell'industria ha registrato ad agosto un meno 11% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Si tratta del calo più significativo dal gennaio 1991, e riguarda tutti i settori principali: beni di consumo (-9,4%), beni strumentali (-15,7%) e beni intermedi (-17,2%).

Non è un caso, quindi, se i lavoratori di due storici stabilimenti della Fiat, Termini Imerese e Mirafiori, incomincino ad usufruire massicciamente degli ammortizzatori sociali. A novembre lo stabilimento di Mirafiori si fermerà due settimane, anziché una sola come era stato annunciato a luglio: resteranno a casa dal 3 al 16 novembre 3.500 lavoratori di tutte le linee, ad eccezione di quella dell'Alfa Mito, mentre si contano altre due settimane di cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Gli operai hanno già effettuato due settimane di cig all'inizio di ottobre, e sono rientrati al lavoro solo tre giorni fa. Si lavorerà fino alla fine della prossima settimana, poi scatteranno le due settimane di "cassa". Insomma, la crisi non sta sconvolgendo solamente i mercati finanziari, ma comincia ad incidere direttamente sulle vite dei lavoratori, a cominciare da quelli della Fiat.