Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nelle Marche, fatica a tradursi in opere concrete, soprattutto in ambito sanitario. A denunciarlo è la Cgil regionale che, sulla base dei dati aggiornati a marzo 2025 dalla piattaforma ReGis del Ministero dell’Economia, parla di una situazione allarmante: su 431,2 milioni di euro stanziati per 221 progetti, ne sono stati spesi appena 91,7 milioni, pari al 21,3% del totale.

Il cuore del problema riguarda due dei pilastri della riforma dell’assistenza territoriale: le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità, che dovrebbero potenziare la rete di cure locali. Ma a poco più di un anno dalla scadenza fissata per il completamento delle opere, prevista per giugno 2026, i cantieri sono in forte ritardo o addirittura mai partiti.

Per quanto riguarda le Case della Comunità, sono 29 le strutture finanziate con 58,9 milioni di euro, ma a oggi è stato speso solo il 7,5% dei fondi disponibili, pari a 4,4 milioni. Nessuna delle opere risulta completata o collaudata. La situazione più critica è in provincia di Ancona, dove su otto progetti ben sei non hanno ancora visto l’avvio dei lavori. Si tratta delle Case della Comunità di Ancona (ex Crass ed ex Umberto I), Loreto, Filottrano, Chiaravalle e Corinaldo, tutte ferme alla fase di progettazione esecutiva. Dei 20,2 milioni assegnati alla provincia, sono stati spesi appena 577 mila euro, pari al 2,9%.

Nella provincia di Pesaro e Urbino, i lavori per la Casa della Comunità di Pesaro-Galantara non sono ancora cominciati e si registrano ritardi anche nella conclusione dei lavori a Fossombrone. Su 4,5 milioni di euro stanziati, ne sono stati utilizzati solo 550 mila, pari al 12,2%. Ad Ascoli Piceno, la progettazione esecutiva per la Casa della Comunità di San Benedetto del Tronto non è ancora conclusa, e i fondi spesi ammontano a solo l’1,7% dei 6,2 milioni previsti. A Offida i lavori sono in ritardo, e nella stessa provincia, dei 7,3 milioni complessivi, sono stati spesi solo 236 mila euro, ovvero il 3,2%.

A Macerata, su 17,3 milioni di euro assegnati, è stato utilizzato solo l’8,8%, mentre nella provincia di Fermo, dei 9,1 milioni disponibili, la spesa si ferma al 17,9%.

Non è migliore la situazione degli Ospedali di Comunità. Su nove strutture finanziate per un valore complessivo di 28,3 milioni di euro, solo una – quella di Chiaravalle – risulta completata e collaudata. Gli ospedali di Ascoli e San Benedetto sono ancora fermi. Ad Ancona, a fronte di 6,7 milioni di euro, sono stati spesi appena 195 mila euro, pari al 5,5%. A Pesaro e Urbino, l’11,5% dei 12,4 milioni stanziati è stato utilizzato. Ad Ascoli Piceno, dei 5,4 milioni previsti, la spesa è ferma al 9,9%. A Macerata, si è speso solo il 12,6% dei 3,7 milioni disponibili.

Per quanto riguarda l’investimento “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, relativo alla missione M6-C2.02, sono previsti due interventi con un finanziamento complessivo di 17,9 milioni di euro. A marzo 2025, sono stati spesi appena 482 mila euro, pari al 2,7% del totale. Il primo progetto riguarda la nuova palazzina per l’emergenza-urgenza dell’ospedale di Fano, per la quale sono previste risorse pari a 14,2 milioni di euro. Il secondo, relativo all’ospedale di Senigallia, ha un finanziamento di 3,8 milioni. In entrambi i casi, la progettazione esecutiva non è ancora stata completata.

In questo scenario, segnato da ritardi e spesa bloccata, il segretario generale della Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, esprime forte preoccupazione. “È difficile credere che Regione e Governo possano immaginare di terminare tutti i lavori e collaudare le strutture entro giugno 2026, data prevista per la scadenza definitiva. A poco valgono gli annunci e i goffi tentativi di rassicurazione da parte del presidente e degli assessori regionali. Rispetto ai progetti che ancora non sono in esecuzione, bisognerebbe fare chiarezza se resteranno o se ci saranno rimodulazioni”.

Per Loredana Longhin, della Cgil Marche, “nella propaganda della Regione, l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza andrebbe a gonfie vele, ma questi numeri la smentiscono clamorosamente. Numeri che certificano il pesante ritardo nell’andamento della spesa e nella realizzazione delle opere indispensabili per l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale, per l’ammodernamento delle strutture ospedaliere, per la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, a garanzia di una sanità più sicura, equa e sostenibile, a tutela del diritto alla salute delle persone”.

Longhin conclude con un appello chiaro: “Non possiamo correre il rischio che gli investimenti previsti nella missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza falliscano o vengano riorientati verso altri obiettivi. Sarebbe inaccettabile pensare che risorse destinate alla sanità pubblica e alle politiche di welfare possano essere dirottate agli ennesimi incentivi alle imprese o, peggio ancora, per aumentare la spesa per la difesa”.