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Riconoscere il valore dei migranti che lavorano nelle campagne e nei nostri mari, restituire dignità, combattere la retorica d’odio che serve solo a giustificare precarietà e caporalato, superare i ghetti. Queste le battaglie del sindacato dell’agroalimentare rilanciate in occasione della Giornata internazionale del migrante, che si celebra il 18 dicembre.
“Continueremo a presidiare gli insediamenti informali, a organizzare iniziative per favorire l’apprendimento linguistico e il supporto legale di chi vive in condizioni drammatiche – dichiara Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil -. Pretendiamo risorse certe e responsabilità istituzionali chiare per il superamento dei ghetti e per il riconoscimento pieno dei diritti delle persone che lavorano nelle campagne del nostro Paese. I 200 milioni di euro del Pnrr destinati al superamento dei ghetti e delle condizioni di degrado abitativo che colpiscono migliaia di lavoratrici e lavoratori agricoli migranti sono stati quasi del tutto sprecati dal governo: solo il 10 per cento circa potrebbe ancora andare a finanziare i pochi progetti approvati”.
Un percorso difficile e pieno di intoppi quello dei fondi del Pnrr. Ad oggi non è stato neppure nominato il nuovo commissario straordinario dopo le dimissioni del prefetto Falco, cosa che conferma l’assenza di una reale volontà politica di affrontare lo sfruttamento, la precarietà abitativa e la ricattabilità come problemi strutturali.
“Non esiste sviluppo sostenibile né giustizia sociale finché si continua a calpestare la dignità dei lavoratori migranti attraverso una narrazione disumanizzante e leggi disumane prosegue Mininni -. È ora di rompere il muro del pregiudizio e della disinformazione che distorce il loro reale contributo: i migranti sono una risorsa economica e sociale fondamentale per il Paese, non un problema di ordine pubblico”.
“Per questo ci preoccupano molto le scelte assunte a livello europeo con il nuovo patto su migrazione e asilo, che sposta l’asse delle politiche migratorie verso il controllo, la detenzione amministrativa, l’esternalizzazione delle frontiere e la riduzione delle garanzie per le persone migranti e richiedenti asilo – conclude i segretario Flai -. Un impianto che non affronta le cause strutturali delle migrazioni e che rischia di produrre nuova irregolarità, maggiore precarietà e sfruttamento del lavoro, alimentando derive razziste e divisioni tra lavoratori”.






















