Continua l'estate degli sbarchi sulle coste italiane. A titolo di esempio, in un sola giornata - lo scorso 24 agosto - si sono registrati sette sbarchi nell'isola di Lampedusa. In generale, in pochi giorni oltre 150 migranti sono giunti nell'isola, dopo un periodo di stasi dovuto alle condizioni del mare. All'hotspot, riferiscono i responsabili, le presenze continuano ad aumentare e sono molto superiori ai 500 ospiti. Non solo a Lampedusa, ma in tutto il resto della penisola i centri di accoglienza sono stracolmi.

Il governo in confusione

Cosa fa intanto il governo? Si trova in evidente stato di confusione. Risale a pochi mesi fa pochi mesi fa l’approvazione del decreto Cutro (20/2023) che ha previsto un codice di condotta per le Ong, ovvero il divieto implicito di effettuare salvataggi multipli. Insieme a questo c'è la prassi di assegnazione di porti di sbarco molto distanti dal luogo del primo soccorso e salvataggio: una scelta spiegata con la necessità di non sovraccaricare le strutture più sottoposte alla pressione, che però di fatto allunga i tempi di soccorso e impedisce alle navi di tornare in mare aperto.

Poi la marcia indietro di comodo: proprio l'esecutivo, in situazioni di emergenza, si è avvalso del supporto delle Ong in mare consentendo e coordinando salvataggi multipli, non vietati esplicitamente dalla norma se “lungo la traiettoria del percorso che viene assegnato”. Dopo ferragosto sono ricominciate le multe e sanzioni nei confronti delle Organizzazioni non governative che tendono la mano ai migranti. Intanto i sindacati e istituzioni locali, di qualsiasi schieramento, continuano a lanciare allarmi sulla questione.

L'allarme dai territori

Da parte sua, la Cgil già da mesi ha messo in guardia contro la scellerata gestione dei flussi del governo Meloni, avvertendo del pericolo che poi si è puntualmente verificato. Una crisi migratoria che con un approccio diverso si poteva evitare. O perlomeno alleviare. Come detto, i principali moniti arrivano a livello locale, anche da parte del sindacato.

Dalla Basilicata la Cgil ha parlato attraverso la segretaria generale di Potenza, Silvia Bubbico, con riferimento alla situazione proprio nella regione. La premessa è chiara: il governo considera il tema "ideologicamente come un problema da rimuovere e non come un fenomeno da gestire, propagandando risposte incerte e prive di visione". Lo stesso presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, prosegue il sindacato, "da un lato afferma che il suo territorio 'non può reggere numeri importanti' – nonostante andranno trasferite poche decine di persone secondo le ultime notizie – dall’altro non prefigura alcuna visione di prospettiva".

Non un problema, ma un fenomeno da gestire

"Considerare l’immigrazione un’emergenza significa fare una precisa scelta politica - dunque -. L’esecutivo Meloni ha dichiarato ad aprile l’ennesimo stato di emergenza immigrazione. I recenti dati forniti dal Viminale riportano dall'inizio dell'anno un numero di migranti (105.449) raddoppiato rispetto alla scorsa estate, così come quelli riportati nell’ultimo rapporto di Frontex". Dal punto di vista dell'accoglienza inoltre "si cercano strutture temporanee, gli hotspot sono stracolmi ed emerge anche la necessità di individuare posti disponibili per collocare chi arriva".

Insomma, lo scenario è grave e bisogna cambiare subito rotta. "È necessario ribaltare il problema - aggiunge la Cgil di Potenza -: non si tratta di emergenza sbarchi e di invasione, si tratta di dover valorizzare e migliorare il sistema d’accoglienza e su questo fare un cambio di rotta, procedere negli adeguamenti a livello nazionale - che pure rientrano negli obiettivi intrinsechi della creazione di un quadro comune europeo - che contribuiscano a un' evoluzione in materia di asilo e migrazione".

L'approccio emergenziale è sbagliato

Un allarme forte e chiaro è arrivato anche dalla Cgil di Parma. Il sindacato e il suo coordinamento migranti "esprimono profonda preoccupazione per l’ennesima grave crisi migratoria sul territorio, non condividendo l’approccio emergenziale assunto dal governo che ancora una volta punta a ostacolare il diritto d’asilo e il diritto a un'accoglienza dignitosa". Nello specifico, le misure "sono sbagliate e inefficaci e non sono affatto legate al numero di arrivi, conseguenti a un processo inevitabile, ma all’assenza di volontà di trovare soluzioni corrette e sostenibili, scegliendo invece un approccio emergenziale: una decisione che alimenta la retorica dell’invasione".

Bisogna sostenere l'azione delle Ong, prosegue il sindacato locale, non cercare di ostacolarle. Poi occorre "fermare gli accordi con Stati che non rispettano i diritti umani: basta con centri di raccolta e smistamento che non hanno nulla a che vedere con i luoghi di accoglienza per rifugiati. Bisogna aprirsi ai corridoi umanitari e a vere politiche di accoglienza e integrazione; i rifugiati che scappano da guerre, miseria, eventi climatici catastrofici hanno bisogno di tutto ed hanno il diritto di essere accolti e integrati come esseri umani e cittadini". Gli uomini e donne, titolari di diritti, "non possono essere trasformate in pacchi da scaricare davanti ai municipi". Bisogna trattare chi arriva con dignità, assicurando standard adeguati della persona umana, investendo da subito le risorse necessarie per un forte e dignitoso ampliamento del sistema di accoglienza.

Tai: fermare la deriva dell'accoglienza

Sulla condotta dell'esecutivo era intervenuto anche il Tai, Tavolo Asilo e immigrazione, esprimendo profonda preoccupazione per l’ennesima grave crisi del sistema d’accoglienza. Insieme a questo c'è il “totale disaccordo con l’approccio emergenziale assunto dal governo che ancora una volta punta a ostacolare il diritto d’asilo e il diritto a una accoglienza dignitosa”. Queste le parole del Tai – di cui fa parte anche la Cgil – commentando la circolare del 7 agosto del ministero dell’Interno che "ostacola il diritto di asilo e quello all'accoglienza dignitosa" dei migranti. "Facciamo appello al presidente della Repubblica, al governo, alle istituzioni italiane ed europee, ai/alle parlamentari, alla società civile – conclude la nota qui in versione integrale – affinché si arresti immediatamente la deriva del sistema dell’accoglienza".

La voce di chi aiuta

Molto significativa, ai nostri microfoni, è la testimonianza di un operatore di Mediterranean Hope, Giovanni D'Ambrosio, raccolta dopo il naufragio del 9 agosto in cui hanno perso la vita 41 migranti partiti dalla Tunisia. “La vera emergenza è quella dei morti in mare, non la nostra, l’invasione che si può vedere è quella dei turisti”, così D’Ambrosio, operatore per il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (qui il podcast). Ascoltare la voce di chi accoglie può aiutare a capire davvero la portata di questo dramma e gli errori fatti nel contrastarlo.